È stata posticipata ad oggi la data di inizio della valutazione degli emendamenti alla Legge di Bilancio presentati in Parlamento. La Commissione Bilancio analizzerà le proposte arrivate e valuterà quali sono degne di essere inserite in Legge di Bilancio. Il tema delle pensioni resta centrale, ma si affianca ad altre prerogative degli italiani, prime tra tutte quelle dei disoccupati e degli ammortizzatori sociali. Sembra siano 900 gli emendamenti arrivati su questi temi ed anche se molti non saranno inseriti, ecco cosa potrebbe cambiare nel testo finale della Legge di Bilancio che dopo la Commissione, arriverà nelle aule Parlamentari per la sua approvazione prevista per fine anno.

Pensioni

La Legge di Bilancio ha all'interno un pacchetto previdenziale con numerose norme che cambieranno il sistema pensionistico dal 2017. Non ci troviamo di fronte ad una riforma previdenziale in senso stretto, perché delle vecchie norme, compresa la tanto criticata Legge Fornero, tutte rimarranno attive. Gli interventi preparati servono solo a rendere meno duro il sistema, con una particolare idea di flessibilità pensionistica che sta per essere messa in campo. L’APE, nelle sue varie versioni nasce per consentire di prendere la pensione di vecchiaia 3 anni e 7 mesi prima di quanto stabilito con le attuali norma.

La quota 41 per i precoci servirà per mandare in pensione i lavoratori (pochi) che hanno iniziato a lavorare molto giovani, senza dover raggiungere per forza di cose i 42 anni e 10 mesi di contributi oggi necessari.

Poi c’è l’ottava salvaguardia per gli esodati, cioè i senza pensione e senza lavoro lasciati così dalla Fornero. Infine ci sono i problemi relativi alla naspi, troppo corta per i lavoratori del settore alberghiero e turistico e la DisColl, sussidio per disoccupati provenienti da contratti di collaborazione, come i centralinisti dei Call Center.

Correttivi in arrivo?

Sul tema pensioni, si è speso molto il Presidente della Commissione Lavoro, Damiano, che ha presentato, numerosi emendamenti. Un nodo da sciogliere sarà la riduzione da 36 a 35 anni di contributi necessari per l’APE social destinata ai lavoratori impegnati in mansioni gravose, cioè alle 11 nuove categorie di lavoratori considerati così, dalle maestre di asilo fino agli edili.

Proprio sugli edili si manifesta ancora di più il problema della continuità lavorativa prevista per l’accesso all’APE gratuita. Infatti, la norma inserita nel testo originale della Legge di Bilancio, prevede che per avere accesso all’APE social, le attività gravose devono essere state svolte continuativamente da almeno 6 anni.

Evidente che a causa della tipologia di lavoro, con la chiusura dei cantieri in determinati periodi, molti edili non vanterebbero questo requisito. Ecco perché si cerca di far inserire anche i periodi di disoccupazione, mobilità e così via, nel computo di quelli validi al raggiungimento dei 36 necessari e dei 6 di continuità retributiva. L’ottava salvaguardia deve essere l’ultima e definitiva, cioè deve cancellare dal dizionario pensionistico la definizione di esodati.

Per fare questo, necessario ampliare la platea a tutti coloro lasciati senza tutele dal Decreto Salva Italia di Monti. Serve estendere al 31/12/2014 il termine di cessazione del rapporto di lavoro per i lavoratori in mobilità. Così come è necessario allungare a gennaio 2019 il termine per maturare la decorrenza della pensione.

Opzione donna va estesa almeno al 31 luglio 2016 come data utile per maturare i requisiti di accesso, cioè 57 anni e 7 mesi di età e 35 di contributi. Su questi ultimi inoltre va data la possibilità di utilizzare anche quelli versati in altre casse previdenziali per rientrare nella soglia utile. Per il capitolo ammortizzatori sociali invece, la NASPI va allungata per gli stagionali, confermando anche nel 2017 il mese in più di indennità concessa dal Decreto 185 di quest’anno, così come va confermata la disoccupazione per i collaboratori che termina a dicembre del 2016.