Uno dei temi che in questi mesi ha avuto una discreta risonanza era l’intervento sulle pensioni minime, per renderle più dignitose e meno vicine alla soglia della povertà. Forse coperto dalle novità per le Pensioni future, come l’APE, la quota 41 e le ricongiunzioni, molti dimenticano che il Governo, per quel poco che le sue finanze gli hanno consentito di fare, ha esteso la quattordicesima anche a pensioni fino a 1.000 euro al mese ed ha ampliato il campo di azione della no tax area. Quest’ultimo punto consentirà, come fatto nel 2016 per pensionati sopra i 75 anni, di non lasciare niente, della propria pensione, sotto forma di Imposte sul reddito (l’IRPEF).

Vediamo di cosa si tratta nello specifico e che vantaggi avranno i pensionati.

Si prosegue sulla strada tracciata nel 2016

Come dicevamo, la no tax area, non è una novità assoluta della nuova manovra finanziaria che sta completando in queste ore il suo iter parlamentare. La misura nel 2015 era appannaggio di pensionati sopra i 75 anni di età con pensione annuale entro euro 7.500. Lo scorso anno, con la Legge di Stabilità, si intervenne solo innalzando la soglia di pensione a 7.750 euro. In parole povere, come hanno potuto constatare i pensionati che rientrano in queste soglie reddituali e anagrafiche, le trattenute Irpef sulla propria pensione, sono del tutto assenti. La nuova manovra come dicevamo, ha ampliato il raggio di azione della misura, aumentandone di nuovo gli importi massi ed eliminando il paletto dei 75 anni.

Dal 2017 la no tax area sarà applicata anche a pensionati sotto i 75 anni di età e per pensioni fino a 8.125 euro annui lordi.

La misura nel dettaglio

L’estensione della no tax area viene vista dai rappresentanti sindacali come una loro vittoria, frutto di anni di lavoro e rivendicazioni. Di fatto, le pensioni dal 2017 saranno trattate alla stregua dei redditi di lavoro dipendente secondo l’area di non tassazione.

Il meccanismo sarà rapportato al reddito del pensionato, anche quello extra pensionistico, secondo una scala reddituale che condizionerà l’impatto della misura sulla pensione. Le fasce reddituali da tenere in considerazione sono quelle dei redditi Irpef. In parole povere, per soggetti con redditi tra € 8.125 ed € 15.000, il vantaggio in soldoni potrebbe arrivare anche a 100 euro di pensione in più all’anno.

Per redditi più elevati, cioè per gli scaglioni successivi, il benefit si riduce fino al suo azzeramento se si entra nello scaglione sopra i € 55.000. La misura è resa possibile dalle detrazioni su redditi di pensione che dal prossimo anno saranno pari ad € 1.880 per redditi fino ad € 8.000, con un minimo stabilito di € 713.

Per redditi fino a € 55.000 la detrazione scende a 1.297 e subisce il calcolo dei coefficienti. Va ricordato a scanso di equivoci che sicuramente arriveranno con la nuova stagione delle dichiarazioni dei redditi che azzerando o riducendo l’Irpef di cui molti pensionati si trovavano le trattenute sulla propria Certificazione Unica, aumenteranno i casi di incapienza di imposta.

Inoltre, quei soggetti che usano scaricare le spese mediche, le ristrutturazioni e altri oneri detraibili, non si troveranno a poter recuperare niente perché niente è stato trattenuto. Per esempio, un pensionato a cui non viene trattenuta l’Irpef, non potrà recuperarla sotto forma di rimborso fiscale da 730.