Marcia indietro del ministero dell'Istruzione sulla mobilità dei docenti rispetto a quanto previsto dalla Buona Scuola di Renzi. Infatti, la legge 107 del 2015 imponeva l'obbligo di permanenza degli insegnanti per tre anni sulla medesima cattedra. Dopodiché il docente veniva trasferito negli ambiti territoriali, all'interno dei quali i dirigenti scolastici avevano facoltà di scelta in base alle esigenze della propria scuola. Il nuovo accordo firmato l'altro ieri tra ministero dell'Istruzione e sindacati, invece, permette ai docenti di svincolarsi dalla permanenza di tre anni nella provincia e nella scuola assegnata.
Mobilità scuola 2017/18: accordo Miur-sindacati e vincolo triennale
Con la nuova mobilità nella scuola risultante dall'intesa Miur-sindacati, invece, dal prossimo anno scolastico 2017/2018 i docenti avranno la facoltà di scelta fino a quindici province dove desidererebbero svolgere il proprio servizio, oppure dieci province e cinque determinate scuole. La mobilità del 2017, in altre parole, cancellerà una delle questioni che era stata maggiormente contestata dai docenti, ovvero il vincolo triennale e il trasferimento negli ambiti territoriali dai quali i presidi delle scuole potessero scegliere, discrezionalmente, gli insegnanti più graditi. Anche se il ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli ha affermato che la nuova mobilità non è un tentativo di smontare la riforma della Buona Scuola, i trasferimenti del 2017/18 offriranno ai docenti che sono andati ad insegnare lontano da casa la possibilità di rientrare nella propria provincia.
O almeno di avvicinarsi.
Domanda mobilità scuola 2017/2018: come si procede per avvicinarsi a casa
Infatti, dalla prossima primavera, periodo nel quale è prevista la mobilità della scuola, ogni docente di ruolo potrà presentare domanda di trasferimento in un'altra scuola che sia vicino alla propria residenza. Potrà, a tal fine, indicare fino a cinque scuole.
Inoltre, potrà scegliere altre dieci province ovvero quindici province se non dovesse scegliere alcuna scuola. Pertanto, come riporta Il Corriere della Sera di oggi, 30 dicembre 2016, se il docente che presta servizio ad Udine non dovesse trovare una cattedra libera a Palermo, potrà indicare nella domanda pure le province vicine. Secondo le stime del Miur, saranno all'incirca cinquantamila i docenti che si trasferiranno di provincia, la maggior parte dei quali percorrerà il tragitto inverso Nord-Sud.