Di sfatare il mistero che attornia ormai da tempo la questione TFA non è ancora tempo, o forse destino. Sì, perché dopo continui tira e molla, annunci, dietrofront e rassicurazioni prive di seguito siamo nuovamente in una fase di stallo. Il bando TFA III ciclo sarebbe dovuto uscire, stando alle parole di Giannini & Co. già a maggio, poi a luglio, poi a settembre e poi a dicembre. Siamo quindi ancora nei ranghi del termine ultimo che con sistematica frequenza è stato finora rimandato per oltre un anno, esasperando le attese di chi inizia a sentirsi ormai come il ciuco che insegue la carota.
Innanzi a tale situazione la preoccupazione rimane quella che questo nuovo ciclo TFA non arriverà mai. In ultima istanza infatti c’è stato l’ennesimo rinvio della riunione sul tema tra Miur e sindacati che avrebbe dovuto avere luogo giovedì 1 dicembre ma che per motivi non esplicitati non è stata rimandata nuovamente. Complice pare essere la nuova riforma dell’accesso all’insegnamento che porterà un significativo cambiamento, soprattutto per quel che riguarda i percorsi abilitanti così come sono stati intesi finora. Al momento infatti questa pare essere l’unica certezza, mentre al Ministero sembrano non sapere bene che pesci pigliare.
Tfa sì, Tfa no: la risposta è dipende
L’aria che tira non è delle migliori: sulle sorti del TFA e del nuovo sistema di accesso all’insegnamento, al di là dei pochi seppur sostanziali accenni, vige una segretezza degna dei servizi segreti che dà adito ai pensieri più pessimistici.
La sensazione è quella per cui si stia cercando di mettere al corrente delle novità solo una volta che questo disegno avrà preso una forma semi-definitiva per non correre il rischio di sollevare un nuovo polverone che di certo non gioverebbe all’esito del referendum promosso dal governo. Proprio recentemente infatti Matteo Renzi ha dichiarato che “nella Scuola ci sono 200mila precari che non possiamo dimenticare” riferendosi, tra gli altri, alla questione dei docenti che non sono riusciti ad arrivare in fondo all’ultimo Concorso Scuola.
Che si tratti dell’ennesimo slogan propagandistico o meno poco importa perché in ogni caso si tratta di una cifra considerevole, soprattutto all’alba della nuova tornata referendaria per cui è importante non indisporre ulteriormente gli animi. L’idea di base comunque, secondo quanto riportato da IlFattoQuotidiano.it, è quella di fare strada un nuovo mini-piano di concorsi riservati sia agli insegnanti abilitati, sia a quelli non abilitati.
Accesso all’insegnamento, dal corso-concorso al tirocinio
Un’ipotesi del genere escluderebbe però inoculerebbe forti perplessità sull’avvio di un nuovo ciclo TFA, perplessità che, pur essendo questo annunciato da oltre un anno, sono state già palesate a più riprese proprio nei ranghi del PD. Secondo il noto quotidiano l’idea del governo sarebbe quella di superare l’impostazione attuale che vede l’abilitazione come elemento imprescindibile per l’accesso all’insegnamento: con la riforma ci sarebbe un'unica selezione successiva post laurea da cui si aprirebbero direttamente le porte di un tirocinio retribuito della durata di tre anni prima del definitivo accesso in ruolo. Una pratica che richiederà almeno 5-6 anni ad andare a regime e che necessiterebbe comunque di adeguate contromisure per gestire al meglio questa fase di transizione.
Premettendo la non ufficialità di quanto esposto, le indiscrezioni vorrebbero comunque un percorso diversificato: un concorso più snello (eventualmente anche solo un colloquio orale) per i docenti della seconda fascia, test e valutazione del servizio reso per quelli della terza che passerebbero quindi per il tirocinio triennale preliminare alla stabilizzazione. Se tali ipotesi venissero confermate, con l’assorbimento delle graduatorie il nuovo reclutamento verrebbe inaugurato a partire dal 2018 rendendo pressoché inutile lo svolgimento di un nuovo ciclo di Tirocinio Formativo Attivo (che durerebbe comunque un paio d’anni).