Quando si iniziò a parlare di APE, cioè dell’Anticipo Pensionistico, si ipotizzarono alcuni costi che avrebbero dovuto sostenere i pensionati, sull’altare dell’uscita anticipata. Il Governo era ancora quello di Matteo Renzi e nelle slide che accompagnarono la novità previdenziale, si parlava di un costo assicurativo pari al 29% dell’anticipo erogato con l’APE e di un interesse applicato al prestito, intorno al 2,5% per anno di anticipo. Calmierare il taglio di pensione al 30% massimo, sembra l’obbiettivo del Governo in vista dei decreti attuativi e del nuovo incontro con i sindacati.
La soglia da non sforare
L’APE, nella versione volontaria è l’Anticipo Pensionistico a carico dei lavoratori. In pratica, si chiede a chi vuole sfruttare l’uscita anticipata a partire dai 63 anni, di accettare un prestito da parte di una banca. Il prestito poi, andrà restituito quando si finirà di percepire l’APE e si passerà alla vera pensione di vecchiaia spettante, cioè a 66 anni e 7 mesi di età. Come riportato dal noto quotidiano economico-finanziario, “Il Sole24Ore” del 12 febbraio, il Governo è al lavoro per definire i dettagli di questa misura inserita nella Legge di Bilancio e che entrerà in vigore dal 1° maggio. L’appuntamento dovrebbe essere la fine di febbraio per il primo passaggio in Consiglio dei Ministri dei decreti attuativi.
L’Esecutivo deve trovare gli accordi con l’ABI (associazione delle banche) per stabilire il tasso di interesse annuale da applicare al prestito e con l’ANIA (l’associazione delle compagnie di assicurazione) per la polizza a copertura del decesso anticipato del pensionato. Rispetto all’idea iniziale ed alle slide di cui parlavamo prima, oggi si cerca di arrivare a non sforare il 30% di costo a carico dei pensionati, tutto compreso.
In pratica, il pensionato non dovrebbe subire un taglio superiore a 300 euro ogni mille euro di pensione futura. Adesso tocca al Governo, trovare la formula magica, sia con accordi con le associazioni che con il sistema delle detrazioni fiscali che potrebbe coprire parte del prestito per ciascun pensionato in anticipo.
Il 21 febbraio nuovo summit
In agenda, il Ministero del Lavoro ha già fissato un appuntamento molto importante per il 21 febbraio. Infatti, per quella data, si dovrebbe tornare al tavolo della discussione con i sindacati, per cointinuare il percorso di riforma previdenziale fermatosi a novembre, quando si siglò l’accordo per Quota 41, APE e così via. L’appuntamento servirà per avviare la seconda fase di riforma, quella in cui l’attenzione si sposterà verso le Pensioni future dei giovani. C’è da valutare il rilancio della previdenza complementare e la nascita della pensione di garanzia. Si tratta di strumenti che dovrebbero garantire ai giovani di oggi che non trovano lavoro, o lo trovano come precari, una pensione minima e dignitosa.
Un assegno che superi il calcolo esclusivamente contributivo che oggi, evidentemente, penalizzerebbe i giovani che non riescono ad accumulare periodi di lavoro costanti e quindi non riescono a raggruppare contributi tali da garantire pensioni degne quando sarà il momento della quiescenza. L’incontro però, convocato prima dell’uscita dei decreti attuativi, sottintende la volontà dell’Esecutivo di rendere partecipe le parti sociali (ci saranno di nuovo CGIL, CISL e UIL) nel varo dei decreti, per verificare se anche i rappresentanti dei lavoratori, siano d’accordo con l’operato del Governo. Si lavorerà anche per rendere l’APE quanto più chiara possibile. Sempre sul Sole24Ore, viene confermata l’idea di azionarsi affinché l’INPS apra un simulatore di calcolo on line, accessibile a tutti per valutare bene la convenienza dell’APE prima di presentare istanza. Allo stesso tempo, si cercherà di erudire al massimo anche i patronati che poi saranno i soggetti adibiti ad inoltrare e lavorare le pratiche a nome dei cittadini.