Ormai ci siamo, il rush finale delle novità previdenziali è arrivato e l’incontro del 21 tra sindacati e Governo in materia previdenziale ha soltanto confermato i tempi tecnici per dare il via alle novità. Marzo così, diventa il mese importante per la materia, ad iniziare dal giorno 1° marzo, data ultima per presentare le istanze per i lavoratori che rientrano nelle attività usuranti. Per il 2 invece, cioè a 60 giorni dall’entrata in vigore della Legge di Bilancio, il Governo presenterà i decreti attuativi che lanceranno APE e Quota 41.

Usuranti

Il Decreto Legislativo 67/2011 ha stabilito quali attività lavorative possono essere considerate usuranti, a tal punto da consentire la pensione anticipata a 61 anni e 7 mesi con 36 di contributi e 62 anni e 7 mesi con 35 di contributi.

Evidente il meccanismo che è strutturato su età anagrafica e contributi versati, anche in frazioni di anno che devono portare il lavoratore a centrare la famosa quota 97,6. Lavori in cave, miniere, in attività con esposizione ad alte temperature o all’amianto e lavori notturni per gran parte dell’anno lavorativo o della carriera, sono alcune delle attività considerate usuranti, per le quali, l’INPS, sul suo portale ufficiale ha l’elenco completo. Entro il 1° marzo quindi, chi rientra in queste categorie ed ha età e contributi come da requisiti necessari, dovranno presentare istanza. Questa, non è la domanda di pensione vera e propria, ma solo la richiesta di accesso ai benefici per usuranti.

La domanda va presentata successivamente e sempre che l’INPS certifichi in risposta all’istanza, che il soggetto richiedente ha diritto allo scivolo anticipato. Va ricordato che la novità 2017 per la categoria è la cancellazione delle finestre mobili e che la decorrenza della pensione sarà immediata al raggiungimento delle soglie dei requisiti.

APE

Dai decreti attuativi per l’APE ci si aspetta solo la conferma degli interessi e delle spese assicurative della misura. Infatti, l’APE nella versione volontaria propone una pensione a partire dai 63 anni, erogata in 12 mensilità all’anno, ma in prestito. Anche se sarà l’INPS a pagare le Pensioni, i soldi li metterà una banca.

Quando il beneficiario dell’APE raggiungerà l’età di 66 anni e 7 mesi e percepirà la pensione di vecchiaia, sempre l’INPS, si adopererà per trattenere la rata relativa al prestito da rimborsare alla banca, con interessi del 5% per anno di anticipo e con spese assicurative pari al 29% del totale erogato durante gli anni di anticipo. Questo per la versione volontaria e per lavoratori che hanno già 20 anni di contributi. La versione assistenziale della misura invece è destinata a disagiati. In questo caso, nonostante una pensione in prestito, il rimborso alle banche sarà a carico dello Stato. Soggetti interessati all’APE sociale sono i disoccupati senza ammortizzatori da 3 mesi, gli invalidi con almeno il 74% di disabilità accertata o soggetti che hanno invalidi dello stesso tipo a carico.

In questo caso i contributi necessari saranno 30 e salgono a 36 per l’altra categoria di lavoratori da tutelare, i lavori gravosi. Si tratta delle 11 categorie di lavoratori impegnati in attività logoranti. La Legge di Stabilità ha confermato le 11 categorie che vanno dalle maestre di asilo, agli infermieri delle sale operatorie, dagli edili ai camionisti.

Quota 41

Altro decreto previsto è quello di quota 41 per i precoci. Parliamoci chiaro, non si tratta di quota 41 per tutti come vorrebbero i comitati ed i gruppi di lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima dei 18 anni. La misura coprirà gli stessi soggetti agevolati dall’APE sociale, ma con almeno 41 anni di contributi di cui uno (anche discontinuo) completato prima dei 19 anni di età.

Senza interventi dell’ultimo minuto (improbabili), servirà che l’attività logorante sia stata espletata in maniera continuativa negli ultimi 6 anni. Più che un requisito questo, appare un paletto che di fatto taglierà la platea dei beneficiari di quota 41, edili in prima fila.