In attesa dell'attuazione delle pensione anticipata 2017 con la novità dell'anticipo pensionistico Ape e la maturazione, per le maestre e gli educatori, della quota 41 necessaria per le agevolazioni ai lavoratori precoci, nella Scuola è corsa all'uscita per la pensione. Ovvero i docenti e il personale Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) che hanno raggiuto i requisiti per poter andare in pensione lo fanno senza il minimo dubbio. Anzi, chi proprio non può andare in pensione, sta sperimentando la possibilità di ricorrere al part-time, la cui domanda nella scuola scade il 15 marzo 2017.

Pensioni anticipate, Ape, opzione donna, precoci quota 41: l'uscita 2017 nella scuola

E, dunque, prima che il Governo Gentiloni emetta i decreti attuativi per la pensione anticipata Ape e per i dipendenti precoci con quota 41 (che riguarda, in particolare, la platea dei possibili beneficiari, oltre ai requisiti), nella scuola per la pensione a decorrenza dal prossimo 1° settembre 2017 si sono registrate ben oltre le cinquantamila domande di uscita, senza contare quelle relative all'opzione donna e dell'anticipo pensionistico Ape che debutterà dal prossimo 1° maggio. Mentre per la pensione anticipata e per quella di vecchiaia con i requisiti stabiliti dalla riforma Fornero è possibile avere dei dati certi, per l'anticipo pensionistico di tipo volontario al momento è impossibile fare una stima dei docenti e degli Ata che sceglieranno l'uscita a 63, 64 o 65 anni rinunciando, però, a una fetta di pensione futura per rimborsare il debito necessario all'anticipo.

Pensioni anticipate scuola 2017 e ricambio con le assunzioni di docenti

È comunque certo che, rispetto agli altri anni, si registrano tassi di uscita della scuola pari al 30 per cento: docenti e impiegati Ata preferiscono andare in pensione il prima possibile per via dell'aumento degli studenti nelle classi, per la pesante mole di lavoro e per uno stipendo non proprio in linea con le aspettative, peraltro fermo dal 2009 per il mancato rinnovo dei contratti statali.

Nella scuola, poi, il problema è maggiormente sentito dalle donne, dato che gli organici sono in larga parte costituiti dalle insegnanti. Numeri alla mano, si porrà il problema del ricambio generazionale e della copertura delle cattedre, ma con modalità che superino quelle attuate dalla riforma della Buona scuola di Renzi. Infatti, i sindacati chiedono che, soprattutto a favore delle regioni del Sud, intervenga un nuovo piano di assunzioni che possa mettere fine all'esodo dei docenti verso le scuole del Nord.

In primo luogo procedendo con la riduzione degli studenti per ogni classe, cominciando principalmente dalle scuole dell'infanzia dove il numero degli alunni dovrebbe essere distribuito secondo la popolazione scolastica e non badando alle previsione ragioneristiche dell'organico.