In merito alle tutele previdenziali del genere femminile serve pensare ad una strategia che possa essere "parte di una vera e propria agenda sociale delle donne". Lo afferma il Ministro Andrea Orlando, attraverso una nota inviata dall'On Anna Giacobbe al Comitato Opzione Donna Proroga 2018. Il candidato alla Segreteria del PD ha sottolineato i propri propositi sulla questione, ricordando innanzitutto che le richieste in arrivo dalle lavoratrici sono il frutto dell'improvviso irrigidimento dei requisiti anagrafici di accesso alla quiescenza per le donne del pubblico impiego a partire dal 2009 e per il settore privato - autonomo dalla fine del 2011 (con l'approvazione del Salva Italia).

Orlando ha quindi sottolineato "la mancanza di qualsiasi riconoscimento della differenza di genere per l'accesso alla pensione", una situazione che si è trasformata in un "grave disagio" per le dirette interessate.

Pensioni anticipate e differenza di genere: prioritario intervenire

Stante la situazione appena descritta, Orlando definisce prioritario pensare ad un intervento sul tema riguardante l'età e le condizioni di quiescenza delle donne. Sulle modalità di intervento, evidenzia che "il modo con cui Inps e Ragioneria dello Stato hanno agito e fatto i conti in questi anni ha fatto sì che una proroga secca di “opzione donna” non possa essere automaticamente finanziata con risparmi dei precedenti interventi, e che il costo verrebbe quantificato con criteri sproporzionati".

Ma resta possibile una misura alternativa in grado di garantire un'uscita alle lavoratrici, partendo dal fatto che il ricorso al calcolo contributivo tende a garantire nel lungo periodo l'equilibrio dei conti.

Flessibilità e tutele di genere: ritornare all'impostazione della legge Dini

Il testo della nota si conclude quindi con l'idea di ritornare a quella che era l'impostazione iniziale della legge Dini, pur con i necessari aggiustamenti e adattamenti alla realtà odierna.

Nel 1995 si prevedeva infatti la possibilità di poter accedere all'Inps con 5 anni di versamenti e 57 anni di età, mentre il Salva Italia ha portato il criterio anagrafico a 70 anni. Una modifica che non è stata il frutto di un tentativo di riequilibrio del sistema, ma solo la conseguenza della necessità di "fare cassa". Come da nostra prassi, restiamo a disposizione dei lettori nel caso desiderino aggiungere un nuovo commento nel sito in merito alle ultime novità che vi abbiamo riportato. Se invece preferite ricevere le prossime notizie di aggiornamento sulle pensioni vi ricordiamo di usare la funzione "segui" che trovate in basso, dopo la conclusione dell'articolo.