Tra l’attesa per i decreti attuativi, i suggerimenti del Consiglio di Stato su alcuni punti di questi decreti e i correttivi che da più parti vengono richiesti, le nuove misure previdenziali sembrano ormai pronte. APE e Quota 41 arricchiranno il panorama previdenziale italiano con qualche settimana di ritardo, ma alla fine lo faranno. Due misure che sono accompagnate, fin dal loro lancio, da innumerevoli polemiche per una serie di norme che le rendono poco appetibili o difficili da centrare.

I difetti delle due misure

La novità forse più eclatante sarà l’APE, nella sua versione volontaria che consente di anticipare a 63 anni la pensione di vecchiaia che oggi si percepisce a 66 anni e 7 mesi.

Si tratta delle risposta del Governo all’esigenza di flessibilità del sistema pensionistico nostrano. Parlare di pensione però, appare azzardato perché di fatto l’APE è un reddito ponte che accompagna soggetti a cui mancano massimo 3 anni e 7 mesi alla propria pensione di vecchiaia. Per la prima volta scendono in campo le banche e le assicurazioni, come soggetti terzi tra pensionato ed INPS. In pratica, al lavoratore che sceglie di lasciare il lavoro con almeno 63 anni di età e 20 di contributi, viene erogato un prestito bancario fatto di 12 mensilità all’anno. Alla fine degli anni di anticipo, il pensionato dovrà restituire i soldi alla banca, comprese le spese assicurative e gli interessi.

L’APE sociale invece è gratuita, con la pensione che viene erogata sempre in 12 mensilità, ma che non andrà restituita alla banca, perché la copertura è a carico dello Stato. Anche la versione agevolata di APE però è piena di problematiche, molte evidenti ed altre meno. I contributi necessari in questo caso sarebbero 30 se il richiedente è disoccupato, invalido o con invalidi a carico.

Diventano 36 invece se il richiedente, come attività lavorativa, rientra tra le 11 categorie di lavori considerate gravose. Come se non bastasse questo surplus di contributi richiesti, la misura è piena di paletti e vincoli, spesso irraggiungibili dai possibili aventi diritto all’anticipo.

Bisogna rimanere poveri almeno per 3 mesi

Le categorie di disagiati sociali, fisici o lavorativi ai quali verrebbe concessa l’APE sociale, sono le stesse a cui verrebbe concessa quota 41, come precoci. Invalidi (anche a carico) con almeno il 74% di invalidità, lavoratori alle prese con attività talmente pesanti da sconsigliarne la permanenza al lavoro e disoccupati che da 3 mesi hanno finito di percepire la NASPI. Per i lavori gravosi serve la continuità lavorativa di 6 degli ultimi 7 anni precedenti la domanda di accesso, sia con l’APE che con quota 41. Per i disoccupati, bisogna aver perduto il lavoro per licenziamento e non per scadenza contratto e, soprattutto, bisogna aver percepito la NASPI interamente e da almeno 3 mesi prima di presentare istanza.

In pratica, un 63enne che percepirà la NASPI fino a fine 2017, dovrà aspettare marzo 2018 per presentare la richiesta di APE o per lo scivolo precoci, in barba alla norma che prevede l’Anticipo a partire dai 63 anni o quota 41 senza limiti di età. Per chi pur essendo disoccupato, non ha avuto i requisiti per percepire la NASPI, non rientra nemmeno nelle uscite anticipate per la pensione. La NASPI poi è una indennità altrettanto particolare che collegata alle nuove misure previdenziali, diventa un disastro assoluto per molti italiani. L’indennità di disoccupazione eroga massimo 1.300 euro al mese per la durata massima di 24 mesi. Dal 4° mese di incasso dell’assegno di disoccupazione però, questo cala de 3% al mese, con decurtazione capitalizzata, cioè calcolata ogni mese, al netto di quella precedente.

Alla fine del periodo indennizzato, l’assegno, per i pochi che ne percepivano l’importo massimo, scende a meno di 600 euro. Per rientrare nell’APE o in quota 41 bisogna restare diversi mesi (gli ultimi coperti da NASPI) con redditi esigui, cioè intorno alle 600 euro di cui parlavamo prima e poi, addirittura, 3 mesi senza reddito alcuno. Una vera e propria anomalia che accompagna queste due novità che aiuteranno poco gli italiani a caccia di qualche anno di anticipo di pensione.