Una cosa è certa, la data del prossimo appuntamento già calendarizzato tra Governo e sindacati, il prossimo 10 maggio. Per tutto il resto, nessuna conferma e nulla da fare per il via di Ape e quota 41 e nemmeno per l’avvio della fase 2 di riforma delle Pensioni. La situazione è in stallo ed inizia a preoccupare, come sottolineato dalle parti sociali a margine dell’incontro di ieri sera. Non si riesce ancora a chiudere la fase 1, quella dell’Anticipo Pensionistico e dello scivolo per precoci e non si riesce a far decollare la seconda fase.
Nulla di fatto anche nell’incontro del 4 maggio
L’argomento centrale dell’incontro che era in agenda ieri 4 maggio era la partenza della seconda fase di riforma del sistema previdenziale. Un lavoro che doveva essere incentrato sulla pensione futura per i giovani, la pensione di garanzia, l’aspettativa di vita e la rivalutazione delle pensioni già in essere. Un ritardo nell’avvio della fase 2 che è strettamente collegato a quello relativo alle novità previdenziali in attesa di decreto attuativo, Quota 41 e l’Ape. Ieri si è avuto un approfondimento sul tema dei decreti relativi alla flessibilità in uscita, soprattutto alla luce degli appunti mossi dal Consiglio di Stato e dei correttivi che ha suggerito e richiesto.
Una serie di adempimenti che secondo i sindacati, porteranno le misure a non essere pronte per la prossima settimana, come il Governo continua a dire. I correttivi del Consiglio di Stato fanno presagire che ci voglia ancora del tempo per mettere a punto il via delle misure e che l’Inps, anche se ha già pronte le relative circolari, dovrà correggerle alla luce delle novità suggerite dal Cds.
Cambiano le date ed entra in scena la retroattività
La preoccupazione e lo sconcerto non riguarda solo i sindacati ma è diffuso a macchia d’olio. Anche il Presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano si è detto preoccupato che quanto siglato in una intesa tra Governo e parti sociali nel settembre 2016, nonostante sia stato tradotto in Legge dall’ultima manovra di Bilancio in vigore dal 1° gennaio, non sia ancora attivo.
Dall’incontro di ieri però, fuoriescono anche notizie positive e ben accettate dai sindacati. Il Governo ha recepito l’appunto del Consiglio di Stato sulla data di decorrenza dell’APE per esempio. La misura sarà retroattiva, cioè il ritardo nell’avvio, non influirà sulla decorrenza della pensione che partirà dalla data di maturazione dei requisiti di accesso di ogni singolo lavoratore. La data di riferimento in questo senso, rimarrà il 1° maggio a prescindere dalla data di arrivo dei decreti. Dai sindacati, in maniera unitaria, arriva la valutazione positiva dell’ipotesi di far slittare dal 30 giugno al 15 luglio la data di scadenza per le prime istanze di accesso e di portare al 15 ottobre quella utile all’Inps per emanare le graduatorie di accesso.
In perfetta sintonia con quanto sancito dai Giudici del Consiglio di Stato, i rappresentati dei lavoratori hanno chiesto di correggere l’anomalia che impedisce di centrare l’Ape ai disoccupati che non hanno potuto percepire la Naspi per assenza dei requisiti necessari, oppure quella che rischia di discriminare i lavoratori agricoli spostando, per questi, la data di accesso all’Anticipo Pensionistico, di 12 mesi.