Nella serata di ieri su La7 è andato in scena un interessante confronto sulla previdenza italiana tra l'ex ministro del Lavoro Elsa Fornero, il segretario della Fiom Maurizio Landini e l'editorialista di Repubblica Massimo Giannini. Quando si parla di pensione, c'è spesso chi, tra i lavoratori precoci, punta il dito contro la Fornero, considerata da quest'ultima una delle maggiori responsabili dell'attuale crisi nel mondo del lavoro, dopo aver bloccato con la riforma del 2011 - questa almeno è l'accusa dei precoci - la possibilità di ricambio generazionale.
Sempre alla Fornero viene poi attribuita la "creazione" di una nuova figura di lavoratori, gli esodati, per i quali negli ultimi anni il Governo ha dovuto realizzare 8 salvaguardie per consentire loro di andare in pensione con i termini precedenti alla riforma che porta il suo nome.
Dibattito sulla previdenza nella puntata di DiMartedì del 9 maggio
Nel corso del dibattito televisivo andato in scena nella serata di ieri a DiMartedì, Elsa Fornero ha affermato che secondo lei 60 anni è un'età troppo bassa per andare in pensione allo stato attuale delle cose. L'ex ministro del Lavoro ha voluto però precisare che il suo pensiero non è valido per determinate categorie di lavoratori, citando coloro che svolgono lavori usuranti.
Di fronte alle parole della Fornero è comprensibile una reazione, fin da questa mattina, dei lavoratori precoci, coloro i quali sono entrati nel mondo del lavoro quando ancora non avevano compiuto la maggiore età (molti di loro tra i 14 e 16 anni) e si vedono costretti a lavorare per oltre 40 anni di contributi. E chi non svolge lavori usuranti, secondo le ultime dichiarazioni di Elsa Fornero, dovrebbe dunque restare sul posto del lavoro oltre 45 anni (se ha iniziato a lavorare a 15 anni).
Va ricordato che, con l'aspettativa di vita strettamente collegata all'età pensionabile, c'è il rischio concreto che nei prossimi anni uno scenario simile diventi realtà. Oggi il precoce, che non appartiene alle categorie di lavoratori beneficiari dell'Ape agevolato (coloro cioè che svolgono attività usuranti), va in pensione dopo 42 anni e 10 mesi.
Intanto, si ricorda che domani, giovedì 11 maggio, i lavoratori precoci insieme alle lavoratrici che chiedono la proroga di Opzione Donna per il 2018, saranno in piazza Montecitorio dalle 10 alle 14 per manifestare contro le attuali politiche del Governo, impegnato oggi - salvo variazioni di programma dell'ultimo minuto - nel nuovo confronto con i sindacati.
Sempre durante la serata di ieri Maurizio Landini, segretario della Fiom, ha ribadito le proprie perplessità, per usare un eufemismo, rispetto alla misura dell'Ape sociale. Queste le sue parole: "Con l'Ape (anticipo pensionistico) non si vola. Se si introducesse il concetto della pensione a 63 anni con contributi non ci sarebbero problemi".
Rispondendo poi ad Elsa Fornero, Landini ha espresso la propria convinzione sul fatto che l'età pensionabile debba essere diminuita, poiché l'Italia è il Paese in cui si va in quiescenza più tardi rispetto al resto d'Europa. Sempre il segretario della Fiom ha aggiunto che è ora di consentire la quota 41 ai lavoratori, che andrebbero in pensione dopo 41 anni di contributi indipendentemente dall'età anagrafica. Qual è il vostro pensiero in merito? Per commentare, potete utilizzare il box commenti presente qui sotto. Per rimanere invece aggiornati sul tema previdenziale vi suggeriamo di cliccare il tasto Segui in alto a destra.