Continua ad essere al centro delle attenzioni il tema della riforma Pensioni 2017, argomento più che mai di attualità in quest'ultimo periodo e che, a causa delle tante indiscrezioni, solleva discussioni e polemiche tra i cittadini del nostro Paese. Ciò che fa più discutere, ovviamente, è l'Ape social e, dopo le richieste dei giorni scorsi da parte dei sindacati, le ultime news riportate da Pensionioggi.it ci parlano della possibilità da parte del datore di lavoro e delle imprese di contribuire a finanziare l'uscita anticipata dei lavoratori.

Riforma pensioni, ecco le ultime news

Le ultime notizie sulla possibilità di andare in pensione dal 2019 non sono così positive, visto che si potrebbe accedere al pensionamento ancora più tardi. Ecco perché un provvedimento del genere potrebbe essere piuttosto utile. Anche le imprese, infatti, potranno dare il loro contributo per l'uscita anticipata attraverso l'Ape social. Il progetto, infatti, ha introdotto una previsione che può aiutare a limitare i costi per le pensioni anticipate di quei lavoratori che ne potranno fare richiesta: i datori di lavoro, esclusi quelli del settore pubblico, gli enti bilaterali e i fondi di solidarietà potrebbero aumentare i contributi versati individualmente dal lavoratore, se questo ne presta il consenso, sborsando all'Inps un contributo non inferiore alla propria retribuzione percepita prima del pensionamento, per ogni anno o per ogni frazione di pensionamento anticipato.

Grazie a questo intervento, il lavoratore vedrebbe aumentare la misura del proprio assegno di pensione nel momento in cui vi potrà accedere. Se il lavoratore e il datore dovessero mettersi d'accordo, il primo dovrà versare una cifra stabilita liberamente dalle due parti, ma che dovrà essere almeno uguale all'equivalente della contribuzione volontaria calcolata per tutto il periodo di anticipo, da un minimo di sei mesi a un massimo di 3 anni e sette mesi quindi.

Il contributo che verrebbe versato all'Inps da parte del datore per l'Ape social e quindi l'uscita anticipata del lavoratore, dovrebbe essere corrisposta in un'unica soluzione entro la scadenza contributiva del mese in cui decorre la stessa Ape. Se il datore di lavoro, invece, non dovesse rispettare le scadenze, questo potrebbe essere sanzionato per omissione contributiva.

Questo strumento in più, comunque, subirà dei perfezionamenti durante le disposizioni attuative ma potrebbe essere molto utile per favorire il ricambio generazionale aziendale. Non ci resta, quindi, che attendere ulteriori novità ufficiali da parte di chi di dovere.