Il fatto che i decreti attuativi di Ape sociale e Quota 41 siano già pronti, spinge sicuramente all’ottimismo. L’attesa adesso si sposta sulla loro pubblicazione in Gazzetta Ufficiale che poi, dovrebbe essere l’ultimo passaggio dell’iter di avvio che poi permetterà di presentare le istanze. Dopo la pubblicazione in Gazzetta infatti, toccherà all’Inps avviare la macchina operativa, a partire dalla canonica circolare che spiegherà procedura tecnica ed allegati necessari. Dall’Istituto fanno sapere che tutto è già pronto e che si aspetta solo il passaggio sulla Gazzetta, ma i problemi restano e probabilmente, anche l’istituto ne avrà molti.
Pochi giorni al fischio finale
Nei decreti attuativi è stata posticipata la scadenza delle domande inizialmente prevista il 30 giugno. Per il ritardo nell’emanazione dei decreti, il tutto è stato posticipato al 15 luglio. Parliamo naturalmente delle domande di certificazione del diritto, non della vera e propria domanda di pensione che sarà successiva alla risposta positiva dell’Inps alla prima istanza. Infatti, il meccanismo di Ape e quota 41 è costituito da un doppio passaggio, cioè va presentata prima l’istanza per farsi confermare dall’Inps il proprio diritto alla pensione e poi la domanda vera e propria. Sono proprio queste istanze a scadere tra nemmeno 40 giorni, ipotizzando il via alle istanze tra la fine di questa e l’inizio della prossima settimana.
Il rischio che nelle sedi territoriali dell’Istituto si crei un ingorgo di domande è abbastanza concreto. Nei decreti viene contemplata anche la possibilità di presentare istanza dopo la scadenza del termine, ma in questo caso, le domande saranno accolte solo nei limiti delle risorse disponibili. In questo caso, il rischio sarebbe lo slittamento della decorrenza della pensione al 2018 anche per soggetti che avevano comunque i requisiti per accedervi nel 2017.
Il lavoro dell’Inps
Come dicevamo, dopo la pubblicazione dei decreti, cioè con il finire del lavoro dei legislatori, sarà l’Inps a diventare il soggetto attivo delle due misure. L’istituto infatti dovrà recepire le istanze ed accoglierle o rigettarle entro determinati tempi. Per le richieste provenienti da lavoratori che raggiungono i requisiti entro il 31 dicembre 2017 (al riguardo va ribadita la decorrenza delle prestazioni anche retroattive a partire dal 1° maggio), l’Inps risponderà con l’accoglimento o il rigetto dell’istanza entro il 15 ottobre.
Questo a condizione che il richiedente abbia rispettato il 15 luglio come scadenza. Per istanze ritardate invece, l’Inps avrà tempo di rispondere entro il 31 dicembre 2017. La scadenza delle istanze per chi centra i requisiti nel 2018 invece sarà il 1° marzo, con le risposte dell’Inps che arriveranno entro il 30 giugno 2018.
Il problema per insegnanti, Ata e personale scuola
Il comparto scuola, quando si parla di Pensioni, ha regole a sé stanti che riguardano non solo gli insegnanti, ma tutto il personale alle sue dipendenze. Infatti, le regole per pensionarsi non seguono il calendario normale, ma quello scolastico, con l’uscita dal lavoro prevista ogni anno con la finestra di settembre, cioè ad inizio anno scolastico.
In pratica, chi ha i requisiti per accedere all’Ape sociale o a quota 41, come le maestre di asilo che rientrano in entrambe le misure per via della tipologia di lavoro gravoso che svolgono, devono lasciare il lavoro a settembre. Con il sostanziale ritardo con cui si sta dando il via alle novità delle pensioni anticipate, con i tempi tecnici di risposta da parte dell’Inps, probabilmente non si farà in tempo ad ottenere la necessaria risposta positiva all’istanza entro settembre. Appare evidente che, tra aumento di mole di lavoro e tempi stabiliti per le risposte, cioè entro il 15 ottobre, la data del 1° settembre, per molti lavoratori della scuola rischia di non essere centrata, con il rischio di dover rimanere un altro anno al lavoro, nonostante si abbiano i requisiti per andare in pensione.