Il 16 giugno scorso, finalmente, i decreti attuativi sulla riforma delle pensioni, quelli di Ape sociale e Quota 41, sono stati pubblicati in Gazzetta. Dal 17 giugno, invece, l’Inps ha aperto la procedura per la presentazione delle istanze. La data di scadenza delle domande è stata confermata al 15 luglio ed a conti fatti, agli interessati a richiedere le due vie di pensione anticipata, viene offerto meno di un mese di tempo, anche se la decorrenza delle pensioni, in ogni caso, resterà il 1° maggio. Dall’entrata in vigore della Legge di Bilancio, che poi è il contenitore dove erano state inserite le due novità previdenziali, sono passati oltre 6 mesi e, tra ritardi nell’emanazione dei decreti e ritocchi alle norme delle misure, chi probabilmente pagherà le conseguenze saranno quanti avevano riposto nelle due vie di uscita dal lavoro, le proprie speranze.

L’allarme lo lancia la Cgil, più precisamente l’Inca, il patronato del sindacato della Camusso, che sottolinea le problematiche a cui probabilmente si troveranno i lavoratori e che andrebbero risolte con un pronto intervento del Governo.

La nota stampa dell’Inca Cgil

Il patronato è uscito a mezzo stampa ribadendo concetti sui quali si era già espresso la Cgil durante le varie sedute al tavolo della trattativa col Governo. Fulvia Colombini, esponente del patronato Inca Cgil, parla addirittura di psicosi per i lavoratori che dal 17 giugno stanno correndo contro il tempo per presentare le istanze. Come sottolinea l’Inps nelle circolari 99 e 100 del 16 giugno, quelle che di fatto lanciano le misure e ne spiegano contenuti e documentazione da inviare, oltre ai requisiti da raggiungere, le istanze vanno corredate da numerosi documenti.

Sempre secondo l’Inca, come se non bastasse la già complicata messa in opera della raccolta di documenti, i requisiti piuttosto stringenti ed i vari paletti e vincoli messi all’interno dei provvedimenti, il Governo ha stabilito che le istanze, dalla fase della valutazione e fino all’erogazione delle pensioni, seguiranno un ordine temporale e cronologico.

In pratica, verranno liquidate le pensioni in base al giorno o addirittura all’ora di invio all’Istituto di Previdenza Sociale, il tutto naturalmente, fino ad esaurimento risorse. Ecco perché adesso c’è la frenesia di presentare quanto prima le istanze, che come ribadito dall’Inps, devono essere complete di tutta la documentazione per non incorrere in un rigetto preventivo.

Documenti eccessivi

Nella nota della Cgil, anche se non espressamente detto, si contesta la grande mole di documenti richiesti e soprattutto la tipologia della documentazione. Per i lavori gravosi e le loro 11 categorie previste dal pacchetto pensioni in manovra finanziaria, l’Inps chiede anche una dichiarazione del datore di lavoro. Si tratta di un documento che deve produrre proprio il datore, con la conferma delle mansioni svolte dal lavoratore, il periodo svolto, con un occhio di riguardo ai 6 anni negli ultimi 7, il CCNL applicato e la fascia di contribuzione Inail. Un documento che sicuramente non è possibile avere in tempi ristrettissimi già nella circostanza che l’azienda per la quale si lavora, sia sana, figuriamoci nei casi in cui ci si trovi di fronte ad aziende fallite, in concordato preventivo o quelle che siano alle prese con fusioni o cambi di assetto aziendale.

Per i lavoratori questo potrebbe essere un problema, dal momento che nella migliore delle ipotesi, potrebbero risultare tra gli ultimi a presentare domanda, con il concreto rischio di trovarsi fuori dal budget messo a disposizione dal Governo per il 2017, nonostante abbiano tutti i requisiti giusti per l’accesso. La Colombini infine conferma come il patronato abbia già chiesto all’Inps di variare la procedura per evitare di creare disuguaglianze troppo evidenti tra lavoratori.