Dopo ogni incontro tra Governo e sindacati sul tema Pensioni, quando si tratta di dare una definizione ai lavori svolti, i soggetti intervenuti al tavolo della trattativa utilizzano sempre la parola interlocutorio. I lavori proseguono passo dopo passo con l’Esecutivo che elenca e spiega ciò che avrebbe intenzione di fare in materia previdenziale, senza però entrare nello specifico dei soldi da stanziare o delle date in cui lanciare le novità. I sindacati anche dopo l’incontro di ieri 30 agosto hanno dimostrato di non essere soddisfatti di quanto fuoriuscito, perché le prerogative e le domande da loro poste, evidentemente non hanno avuto risposta certa.
L’aspettativa di vita, la flessibilità in uscita e tutte le altre necessità del sistema restano ancora appese e non risolte e probabilmente così sarà anche con la prossima Legge di Bilancio che dovrebbe essere il contenitore dove inserire il pacchetto di novità pensionistiche. Qualcosa di interessante però è uscito dal summit di ieri, soprattutto per i giovani. Ma sembra di essere alle solite, con misure previdenziali buone ma che per colpa di paletti, vincoli e requisiti astrusi, vengono concesse solo ad una ristretta platea.
Assegni ai giovani
Al tavolo presieduto dal Ministro del Lavoro Poletti, l’Esecutivo ha presentato la pensione minima per i giovani di oggi e futuri pensionati. Si tratta del punto cardine della fase 2 di riforma pensionistica come erroneamente viene definito l’insieme degli interventi previdenziali che sono partiti con Ape e quota 41.
Riforma sembra un eufemismo visto che la Legge Fornero è ancora viva e vegeta e continuerà a sortire i suoi particolari effetti anche in futuro ed anche dopo le ulteriori novità che si prevedono. Un assegno minimo da oltre 600 euro per i giovani di oggi che andranno in pensione con il sistema contributivo domani, anche se non hanno i contributi necessari a garantire quella cifra.
Questo in sintesi il progetto pensione minima di garanzia che il Governo ha illustrato ieri alle parti sociali.
Si partirebbe a 63 anni e di fatto sembra un allargamento della platea ristretta a cui oggi viene consentito lo stesso anticipo, ma con un assegno superiore a 2,8 il minimo. Adesso l’anticipo andrebbe concesso anche a giovani che oggi sono stretti nella morsa del precariato e della disoccupazione e che non riusciranno ad avere montanti contributivi tanto elevati da consentire di percepire pensioni degne.
In pratica, come riporta il sito di tgcom24, la riduzione ad 1,5 volte il trattamento minimo, del limite per concedere la pensione è una cosa sicuramente positiva che ha trovato anche l’approvazione dei sindacati.
Flessibilità e aspettativa di vita
L’intervento al ribasso è evidente e dovrebbe consentire anche a chi non ha contributi a sufficienza per la pensione di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi (ma salirà con l’aspettativa di vita), di centrarla se la pensione maturata sia pari ad 1,2 volte il trattamento minimo. In pratica, 4 anni prima di quanto dovrebbe essere presa secondo le attuali regole, cioè a 70 anni con almeno 5 anni di contributi. Senza 20 anni di contributi, oggi la pensione si centra oltre i 70 anni a meno che non si maturino assegni pari ad almeno 1,5 volte la pensione sociale.
La riduzione del coefficiente da 1,5 ad 1,2 ha trovato la soddisfazione dei sindacati, ma chiedono una ennesima estensione perché non si tratta di una vera e propria pensione di garanzia, essendo erogata solo a chi ha pensioni tra 1,2 ed 1,5 volte il trattamento minimo.
Per i giovani che non matureranno pensioni così alte, si continuerà a dover aspettare i 65 anni e 7 mesi della pensione sociale o gli oltre 70 anni di quella contributiva. Senza considerare che Poletti ha confermato l’idea di non lanciare la misura a macchia d’olio, ma solo per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995. A margine dell’incontro i leader delle tre grandi sigle sindacali hanno contestato anche il mancato chiarimento sull’aspettativa di vita che porterà le pensioni di vecchiaia a 67 anni dal 2019. In pratica, l’incontro non ha portato nulla di nuovo se non una pensione di garanzia ridotta ad una ristretta cerchia di soggetti e non strutturale e allargata a tutti.