L'argomento pensioni è negli ultimi tempi all'ordine del giorno. Se ne parla sui giornali, in televisione, su molti siti internet e sui social.

A fronte delle posizioni dei sindacati, che si dichiarano contrari all'innalzamento dell'età della pensione di vecchiaia a seguito dell'aumento dell'aspettativa di vita, auspicando soluzioni che permettano un accesso più agevole all'APE SOCIAL, si riscontra la rigidità di un Governo che, sulla base di ragionamenti di tipo economico, ritiene ogni “agevolazione” alle uscita anticipate come un costo, e nulla più.

Lavoratori e social

I lavoratori, dal canto loro, non stanno a guardare. Oltre alle forme di mobilitazione “tradizionale”, stanno prendendo consistenza diverse iniziative, sorte da alcuni gruppi, privi di legami diretti con partiti e sindacati, che si pongono lo scopo di portare alle istituzioni la voce dei cittadini, scontenti dell'attuale sistema pensionistico.

Sono molti infatti i lavoratori che ritengono i limiti in vigore troppo penalizzanti e insostenibili a lungo termine.

Ci sono poi i lavoratori addetti alle mansioni più faticose e disagiate, che valutano anche sistemi tipo l'APE come dei palliativi, e non delle valide soluzioni.

41 per tutti

Tra le iniziative suddette citiamo, a titolo di esempio, la petizione on line lanciata da Carmen Reitano, moderatrice del gruppo FacebookLavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti”, che ha raggiunto l'ordine delle decine di migliaia di aderenti.

Nel testo della petizione si denunciano Legge Fornero e il Jobs Act, che “hanno incatenato i lavoratori ultracinquantacinquenni sul posto di lavoro e bloccato il ricambio generazionale”. Il punto di partenza del ragionamento è il DDL 857 dell'On. Cesare Damiano, che prevede la possibilità di andare in pensione a partire dai 62 anni di età, con 35 anni di anzianità contributiva e delle penalizzazioni sull'assegno, mentre per i precoci l'uscita sarebbe possibile con 41 anni di contributi versati, senza nessuna penalità.

Ma la proposta lanciata dalla petizione è più radicale: che 41 anni di lavoro sia sufficienti per tutti, indipendentemente dall'età anagrafica.

Insomma, quando uno ha lavorato 41 anni, ma cosa volete di più?

In un recente messaggio Carmen Reitano ha annunciato il superamento delle 40.000 firme, invitando a sottoscrivere la petizione con l'obiettivo 50.000.