Nell'ambito della riforma Pensioni (fase 2) prevalgano le ragioni sociali e non solo quelle dei numeri e dei conti da far quadrare. Non usa giri di parole il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, che torna a chiedere al Governo Gentiloni di cambiare posizione, rispetto a quella finora espressa dal vice ministro dell'Economia e Finanze Enrico Morando, sull'adeguamento dell'età pensionabile alle speranze di vita.

Pensioni, Damiano contro Morando sull'aumento dell'età pensionabile

Com'è noto, i requisiti di accesso al trattamento previdenziale, variano in rapporto alle aspettative di vita rilevate dall'Istituto nazionale di statistica.

Un sistema di calcolo delle pensioni che fu introdotto dall'esecutivo guidato da Silvio Berlusconi che subì poi un ulteriore inasprimento da parte del Governo Monti con la cosiddetta legge Fornero. Finora, l'adeguamento delle pensioni alle speranze di vita, si è fondamentalmente basato su calcoli demografici che hanno dato "per scontato - ha affermato Cesare Damiano - che gli italiani sarebbero, insieme ai giapponesi, i più longevi della terra". Secondo il presidente della commissione Lavoro di Montecitorio, che in questa legislatura è stato in particolar modo impegnato sulle proposte relative alla riforma pensioni, è "perversa" quest'idea di aumentare l'età pensionabile in maniera indefinita sino a superare, addirittura, la soglia dei settanta anni nel 2050.

"Il meccanismo statistico - ha ribadito oggi il parlamentare del Partito democratico che la pensa diversamente dai renziani - si è inceppato e tornano a fare capolino - ha sottolineato - alcune considerazioni sociali". Si chiede praticamente di guardare ai bisogni della gente e non solo ai numeri per far quadrare i conti che si è fatto finora.

Soprattutto con la tanto contestata legge Fornero che ha salvato l'Italia dal default ma ha gettato nello sconforto milioni di lavoratori che ancora non possono andare in pensione e che continuano a occupare posti di lavoro che invece dovrebbero andare adesso ai giovani per il necessario ricambio generazionale nelle aziende e nella Pubblica Amministrazione.

Non accenna a placarsi lo scontro interno del Pd sulla riforma pensioni fase 2

Cesare Damiano esprime sulle questioni sociali posizioni diametralmente opposte a quelle espresse dal governo e della maggioranza del Partito democratico nell'ultimo periodo, le sue posizioni sembrano ultimamente più vicine a quelle di Articolo 1, il Movimento dei democratici e progressisti fondato da Pierluigi Bersani e Roberto Speranza dopo la scissione nel Pd proprio su temi come la riforma pensioni, le politiche per il lavoro, la legge sulla Buona scuola e per le divergenze di vedute sull'agenda sociale nel suo complesso. Il presidente della commissione Lavoro torna a criticare le posizioni espresse dal viceministro del Mef Enrico Morando, anche lui del Pd.

"Il Governo - ha detto Damiano - anziché opporre veti pregiudiziali ad aprire una discussione sul tema, come ha fatto Morando, farebbe bene - ha sottolineato il parlamentare dem - a mettere in conto una revisione del meccanismo". Non accenna a placarsi, dunque, lo scontro interno nella maggioranza e nel Pd di Matteo Renzi sulla fase 2 della riforma pensioni.