Che cosa significa lavorare nel 21° secolo? E quali sono i diritti assicurati ai lavoratori nell’era digitale delle app e degli smartphone? Una parziale risposta ci arriva dall’inchiesta della giornalista Brunella Giovara, pubblicata dal quotidiano Repubblica. L’elenco delle aziende, solo alcune, che si avvalgono del lavoro digitale per abbattere i costi della manodopera e fornire servizi sempre più immediati al cliente si apre con Amazon, la società della Silicon Valley californiana che si occupa di consegne a domicilio di ogni tipo di oggetto, e arriva fino ai fornitori di alimenti come Foodora, Deliveroo e Justeat, passando per ryanair.

Ma anche lavori immateriali, come il giornalismo o la scrittura online, seguono lo stesso percorso delle imprese appena citate: lavoro a cottimo, paghe sempre più basse e insufficienti (o inesistenti) versamenti previdenziali.

Caporalato digitale: il caso Amazon

L’esempio più fulgido e ‘di successo’ di azienda digitale che utilizza i servizi web per passare direttamente dal produttore al consumatore (come si diceva una volta) è Amazon, la più grande società di commercio elettronico al mondo, fondata e amministrata da Jeff Bezos, divenuto l’uomo più ricco del pianeta lo scorso luglio. Il quotidiano diretto da Mario Calabresi riporta il caso di scuola di un dipendente Amazon, sudamericano e di mezza età, pagato 8,81 euro l’ora (di cui 7 netti), il quale nel volgere di quell’ora porterà a termina circa una ventina di consegne, riuscendo così a guadagnare la bellezza di 35 centesimi per ogni oggetto portato a destinazione.

Il percorso più veloce da seguire, naturalmente, viene selezionato da un apposito algoritmo. Altro particolare fondamentale: l’uomo è quasi sicuramente dipendente di una cooperativa e non impiegato direttamente dalla brillante e smart azienda di Bezos.

Chiami Ryanair ma rispondono Crewlink e Workforce

Una situazione molto simile di caporalato digitale, anche se il servizio offerto è diverso, si registra con Ryanair, la compagnia aerea irlandese low cost che sta attraversando una crisi sempre più grave proprio a causa delle condizioni contrattuali (che molti giudicano da ‘servi della gleba’) applicate ai suoi dipendenti.

Che poi, a ben guardare, proprio ‘suoi dipendenti’ non sono perché, come spiega il sindacato Uil Trasporti a Repubblica, la maggior parte di loro fa capo a due società interinali irlandesi: Crewlink e Workforce. Ecco come si spiega, ad esempio, l’offerta di un volo solo andata da Milano a Catania all’irrisoria cifra di 34,40 euro, oppure lo stipendio di 1500 euro elargito agli assistenti di volo dalla società di Michael O’Leary, a fronte dei 2500 assicurati da tutte le altre compagnie aeree, low cost comprese.

Supermercato24 e Foodora: ristorazione a portata di click

Passando al campo della ristorazione 2.0, sono noti da tempo i casi Foodora, Deliveroo, Justeat e Glovo. Queste aziende utilizzato fattorini, chiamati con il nome moderno di riders, muniti a spese proprie di bicicletta. Ogni consegna vale circa 3,60 euro netti. Quindi, chi riesce a pedalare più veloce, rischiando la vita nelle giungle cittadine, può portarsi a casa, sempre a cottimo si intende, la bellezza di 8,8 euro lordi l’ora, considerando una media di 2,2 consegne ogni 60 minuti. Molto simile, anche per i guadagni assicurati (2,7 euro a consegna), il caso di Supermercato24, servizio di spesa recapitata a domicilio.