Scendono in piazza i figli della "cattiva scuola", quelli ai quali hanno insegnato che studiare e lavorare sono alternative non conciliabili, secondo una mentalità più adatta allo scorso millennio (forse all'epoca di Henry Ford) che non all'epoca della "formazione permanente" con la quale dovranno a breve confrontarsi. La matrice ideologica alla base delle proteste studentesche è fortemente classista: chi prova esperienze lavorative durante gli studi sta perdendo il suo tempo, mentre le perfide aziende che ricevono contributi per progetti di alternanza lavoro scuola gli stanno rubando risorse che potrebbe essere meglio impiegate per migliorare l'offerta formativa.
Si tratta di una visione anacronistica del mondo, che vede il momento formativo come separato e temporalmente precedente a quello dell'impiego vero e proprio, di fatto agli antipodi del concetto di "formazione permanente" verso la quale si dirige il mondo del lavoro.
A cosa serve un'esperienza da McDonald's mentre si è studenti?
Il nodo centrale della protesta riguarda la mancanza di utilità delle esperienze fatte nell'ambito dei programmi di alternanza lavoro-scuola. Anzi, laddove alcuni manifestanti hanno indossato delle tute blu o esibito cartelloni contro l'ingiusto profitto tratto dalle aziende che ospitano i tirocini, si è giunti al punto di qualificare come vero e proprio sfruttamento l'impiego degli studenti da parte delle imprese.
Le richieste dunque vanno nella direzione di una maggiore qualificazione di questo tipo di esperienze e di uno spostamento del focus verso il momento della formazione che, allo stato risulta penalizzato da strutture fatiscenti e da carenza di fondi.
Una protesta inattuale
In un'epoca in cui i loro coetanei nel resto del mondo fondano startup innovative, che talvolta riescono a rivoluzionare e reinventare interi mercati, in cui la disponibilità di offerta formativa gratuita (si pensi per esempio alla Khan Academy oppure ai MOOC ovvero i Massive open online course) non è varia e abbondante come mai nella storia, la protesta di questi giorni appare inattuale.
Mente le elite italiane non smettono di dare prova della propria inadeguatezza dimostrando di non aver compreso gli sviluppi e le tendenze del mondo del lavoro contemporaneo, occorre rilevare che purtroppo anche molti tra i giovani sono rimasti ancorati a visioni del mondo superate da tempo, che gli renderanno più difficile orientarsi in un mondo caratterizzato dal cambiamento incessante dettato dall'innovazione tecnologica, dove gli schemi tradizionali non trovano più alcuna applicazione.