Il Partito democratico cambia rotta sulla fase due della riforma Pensioni, o quantomeno prova a stemperare gli animi e ad avvicinarsi di più alle posizioni dei sindacati. Ieri a segnare il nuovo cambio di passo nel Pd è stato il vicesegretario del partito, Maurizio Martina. Oggi, giovedì 26 ottobre, è direttamente il segretario dem Matteo Renzi ad affrontare la questione previdenziale che continua a tenere banco nell'agenda politica in vista della discussione parlamentare della legge di Bilancio 2018 già varata nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri presieduto da Paolo Gentiloni.

Pensioni, la svolta di Renzi sull'età pensionabile: prendiamoci 6 mesi

Quello che si sta affrontando in queste ore è il capitolo dell'aumento dell'età pensionabile in automatico come prevede la legge Fornero. Aumento che scatterà nel 2019 e che porterà a 67 anni i requisiti anagrafici per l'accesso al trattamento previdenziale se non si interviene con norme ad hoc. Una situazione ritenuta insostenibile da sindacati e lavoratori, ma il Governo Gentiloni finora ha detto che intende comunque andare avanti tanto da non prevedere lo stop nella manovra varata dal Cdm. Ma oggi a posizione del partito di maggioranza relativa è cambiata, quindi si aprono nuovi scenari. "A fronte di un aumento che scatta nel 2019 - ha detto il segretario del Pd Matteo Renzi - e di una richiesta di Camusso, Furlan e Barbagallo di prenderci sei mesi per vedere come va e poi decidiamo, noi - ha spiegato l'ex premier a Circo Massimo su Radio Capital - abbiamo detto di sì".

Il segretario del Partito democratico più vicino alle posizioni dei sindacati

Quella di bloccare o rinviare l'aumento dell'età pensionabile, a dire il vero, non è solo una proposta che arriva dai sindacati ma anche da autorevoli parlamentari della maggioranza di governo, tra i quali i presidenti delle commissioni Lavoro del Senato e della Camera, Maurizio Sacconi e Cesare Damiano.

Anche il Partito democratico adesso chiede all'esecutivo di andare in questa direzione. Il governo non avrebbe preso bene ieri l'uscita di Maurizio Martina, secondo quanto riportato dall'Ansa irritazione a Palazzo Chigi. Ma il Pd non sembra fermarsi, tanto che oggi a rincarare la dose, dicendosi d'accordo con la proposta di Cgil, Cisl e Uil, è direttamente il leader Matteo Renzi. Si apre quindi uno scenario nuovo sul fronte previdenziale in vista della discussione in Parlamento della manovra economica per il 2018.