Ancora un nulla di fatto per l’accordo tra Governo e sindacati in materia previdenziale. L’incontro di sabato scorso, se mai ci fossero stati dei dubbi, sembra aver sancito la rottura tra l'Esecutivo e la CGIL, uno dei tre sindacati che costantemente siedono al tavolo delle trattative. Diversa e più accondiscendente la posizione di UIL e CISL, ma l’intesa appare ancora lontana. L'appuntamento adesso è posticipato a domani 21 novembre, data in cui è calendarizzato l’ennesimo summit. Lo sforzo del Governo sabato scorso ha prodotto un'altra novità, questa volta non riguardante la pensione di vecchiaia, bensì quella che una volta era chiamata pensione di anzianità e che dall'avvento della Fornero fu ribattezzata pensione anticipata.

La situazione attuale sembra vertere verso una soluzione abbastanza logica, con il Governo che senza l’ok dei sindacati, almeno non tutti, andrà avanti per la sua strada e creerà un pacchetto previdenziale sulla base della sua proposta. Un intervento sulla previdenza che le scarse risorse della Legge di Stabilità, che sono rimaste utilizzabili dopo aver speso quasi tutto (16 miliardi sui venti disponibili) per detonare l’aumento dell'IVA, hanno ridotto a piccoli interventi tampone e null'altro. I conti pubblici e la sostenibilità del sistema poi, sono l’altro ostacolo che ha bloccato qualsiasi idea di riforma della previdenza sociale ed anche quei lavori sulla fase 2, con la pensione di garanzia per i giovani e interventi per le donne, che sono l’oggetto del malcontento della CGIL verso la proposta dell'Esecutivo.

Manovre in vista della Legge di Bilancio

Sono 2 le sostanziali novità che si prevedono per il prossimo biennio per quanto riguarda le Pensioni. La prima è un evento già previsto e che non proviene dalla Legge di Bilancio e nemmeno dall’aspettativa di vita. La pensione di vecchiaia per le donne dal 2018 avrà gli stessi requisiti degli uomini.

Fino al prossimo 31 dicembre, una lavoratrice con 20 anni di contributi versati e 65 anni e 7 mesi di età potrà lasciare il lavoro e centrare la pensione di vecchiaia. Un anno esatto prima della soglia anagrafica per i colleghi maschi. Dal prossimo gennaio invece, tutti a 66 anni e 7 mesi di età. L’altro avvenimento, questa volta previsto per il 2019, proviene dall’aspettativa di vita che l’Istat ha confermato in aumento e che porterà per “quasi” tutti la pensione a 67 anni.

Il quasi è relativo ad uno degli interventi della manovra finanziaria che ormai è sul punto di essere approvata e che consentirà a 15 categorie di lavoratori, quelli alle prese con i lavori gravosi di cui tanto si parla, di vedersi congelare i requisiti per la pensione di vecchiaia senza salire a 67 anni. La novità dell’ultima ora che proviene dalla nuova proposta del Governo presentata sabato al summit, riguarda la pensione anticipata che seguirà le stesse sorti di quella di vecchiaia, almeno per quanto concerne l’inasprimento di 5 mesi.

Pensione di anzianità, ieri oggi e domani

La pensione anticipata altro non è che la vecchia pensione di anzianità che vigeva prima dell'avvento della riforma Fornero.

Si tratta della pensione scollegata dall'età dei lavoratori e basata esclusivamente sull'anzianità di lavoro, cioè sui contributi versati. Si tratta della misura che prima della Fornero consentiva di centrare la pensione a qualsiasi età con 40 anni di contributi. Con la nuova versione di pensione anticipata del Governo Monti, gli uomini la centrano a 42 anni e 10 mesi di versamenti previdenziali e le donne con 41 anni e 10 mesi. Le penalizzazioni previste in sede di varo di questo nuovo istituto, nell'ordine del 2% per ogni anno di anticipo prima dei 60 anni e dell'1% per gli anni di anticipo dai 60 ai 62 è stato cancellato quest'anno. La pensione anticipata non prevede penalità e viene erogata in base al montante dei contributi versati al momento dell'uscita dal lavoro.

Questo sarà valevole anche nel 2018, compreso l’anno in meno necessario appannaggio delle donne. L’aspettativa di vita invece mina la soglia dei requisiti necessari e li porterà a 43 anni e 2 mesi per gli uomini e 42 anni e 2 mesi per le lavoratrici. Questo inasprimento, come per la pensione di vecchiaia, di 5 mesi esatti, partirà dal 2019. Le 11 attività di lavoro gravoso che sono possibili fruitori dell'Ape sociale e quota 41 e le altre 4 appena previste dal Governo, saranno esentate da questo aumento. In pratica per qualcuno tutto fermo ai requisiti di oggi anche nel 2019, ecco quali sono:

  1. maestre di asilo
  2. infermieri delle sale operatorie
  3. camionisti
  4. edili
  5. gruisti
  6. facchini
  7. operatori ecologici
  8. addetti alle pulizie
  9. addetti ad invalidi ed anziani
  10. conciatori di pelli
  11. macchinisti dei treni
  12. agricoli
  13. siderurgici
  14. marittimi
  15. pescatori