Il confronto fra governo e sindacati sull'aspettativa di vita è stato positivo. Si va verso il blocco dell'adeguamento automatico dell'età pensionabile per chi svolge lavori gravosi, con la possibilità che alle undici categorie dell'Ape social se ne aggiungano altre tre (agricoli, marittimi, siderurgici ndr). Inoltre, secondo quanto scritto dal Corriere della Sera, potrebbero rientrare nell'eventuale emendamento alla Legge di Bilancio anche le persone addette ai lavori usuranti. Sostanzialmente positiva la risposta dei sindacati, con Annamaria Furlan (Cisl) che vorrebbe chiudere l'accordo entro i tempi stabiliti dall'esecutivo, giudicandolo migliore rispetto al rinvio della decisione a giugno 2018 ventilato dal Pd e da altri partiti dell'opposizione.
Aspettativa di vita, verso il blocco per i lavori gravosi e usuranti
Non si è parlato di costi, ma la spesa non dovrebbe superare i 100-200 milioni di euro. Secondo le stime che circolano nelle ultime ore, la misura coinvolgerebbe poco più di 15.000 lavoratori, un numero esiguo se paragonato ai milioni di lavoratori che ci sono in Italia. Presenti al tavolo di confronto, oltre al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, anche i ministri Padoan e Poletti. Il numero uno del ministero dell'Economia, a margine dell'incontro, ha confermato l'adeguamento, sottolineando allo stesso tempo la possibilità di "distaccare" dal meccanismo alcune categorie di lavoratori.
La conferma dell'aspettativa di vita, di per sé, non va ad incidere più di tanto sull'esito dell'incontro di ieri, dal momento che i sindacati non chiedevano il blocco totale ma l'apertura di una discussione in merito ai lavoratori addetti a mansioni gravose e usuranti, per i quali la speranza di vita non può essere la stessa rispetto a persone che svolgono altre carriere lavorative, come ad esempio un magistrato oppure un manager d'azienda.
L'obiettivo del governo è di trovare un accordo con i sindacati entro dieci giorni. Lunedì 13 novembre è previsto un nuovo tavolo tecnico con le sigle sindacali di Cgil, Cisl e Uil, per mettere un punto finale alla discussione. Si cerca di evitare il rinvio della decisione al giugno del prossimo anno, eventualità ancora non del tutto tramontata, come ha fatto intendere il primo ministro Gentiloni.
Posticipare la scelta al 2018, ha spiegato il premier, sarebbe dannoso per l'Italia, che perderebbe credibilità agli occhi dell'Europa e dei mercati.
La Cisl, con il segretario generale Annamaria Furlan, ha esposto il semaforo verde sull'accordo. Più attendista Susanna Camusso, che attende i "fatti", rinviando al lunedì della prossima settimana il suo giudizio.
Il segretario generale della Cgil ha ricordato altri due temi importanti della cosiddetta fase due della riforma Pensioni, la pensione di garanzia per i giovani e il riconoscimento dei lavori di cura per le lavoratrici. Severo Carmelo Barbagallo, leader della Uil, che ha evidenziato una certa rigidità da parte del ministro dell'Economia Padoan.
Tempi stretti erano auspicati, prima dell'incontro di ieri pomeriggio, anche da Cesare Damiano, in modo da poter consentire eventuali correttivi fin dalla Legge di Bilancio per il 2018. I dieci giorni indicati dal presidente della commissione Lavoro alla Camera sono stati rispettati. L'accelerata impressa dal governo sul tema sembra dunque trovare riscontro favorevole da parte del deputato dem, nonostante fino a qualche giorno fa fosse tra i promotori del rinvio della decisione a giugno 2018. La partita continua a restare aperta, con i lavoratori che guardano più fiduciosi all'inizio del secondo tempo.