Fra due giorni, a Palazzo Chigi, si terrà il nuovo tavolo di lavoro fra governo e sindacati. Alla vigilia del nuovo (e ultimo?) incontro fra le due parti, filtra pessimismo, alla luce delle recenti dichiarazioni di Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil. Il tema di discussione prevalente dovrebbe essere, ancora una volta, il blocco dell'aspettativa di vita, anche se non è da escludere che si possa fare il punto anche su altri punti della fase 2 della riforma Pensioni, come ad esempio la pensione dei giovani ed il riconoscimento dei lavori di cura.

Non dimentichiamo poi che rimane aperta la discussione su Opzione Donna, tema quantomai attuale, come dimostrato dalle oltre cento lavoratrici arrivate da tutta Italia per manifestare in piazza Montecitorio la settimana scorsa e chiedere la proroga della misura al 2018. Nell'approfondimento odierno, si cercherà di analizzare lo scenario del prossimo anno qualora l'estensione di Opzione Donna non andasse in porto, riportando tutte le possibilità che le lavoratrici avranno per andare in pensione.

Lavoratrici, i requisiti per andare in pensione nel 2018 senza Opzione Donna

Pensione di vecchiaia: le lavoratrici possono accedere alla pensione di vecchiaia all'età di 66 anni e 7 mesi, sia che siano dipendenti sia autonome.

Gli anni di contributi richiesti sono 20. I requisiti anagrafici sono soggetti a modifiche in base all'adeguamento automatico all'aspettativa di vita. Dal 1° gennaio 2019 ci sarà un incremento pari a 5 mesi, portando l'accesso a 67 anni. Per questo motivo, i sindacati sono in pressing sul governo per la sospensione della speranza di vita a 66 anni e 7 mesi e la revisione del calcolo, sottolineando come non tutti i lavoratori siano soggetti alla stessa aspettativa di vita.

Pensione anticipata (ex pensione di anzianità): fino al 31 dicembre 2018 le lavoratrici potranno uscire dal mondo del lavoro maturando 41 anni e 10 mesi contributivi (pari a 2175 settimane) attraverso la cosiddetta pensione anticipata, dopo l'abolizione della pensione di anzianità con il decreto Salva Italia (governo Monti, ndr).

La misura è valida sia per le lavoratrici dipendenti che quelle autonome. Anche in questo caso, la pensione anticipata è influenzata dall'aspettativa di vita. A partire dal 1° gennaio 2019, le donne dovranno avere 42 anni e 3 mesi di contributi per potervi accedere, indipendentemente dall'età anagrafica raggiunta.

Ape sociale: salvo nuovi interventi, l'anticipo pensionistico agevolato resterà valido fino al 31 dicembre 2018. Potranno accedervi le lavoratrici con almeno 63 anni di età e 30 anni di contributi (oppure 36 se addette a mansioni gravose) disoccupate, coloro che rientrano nelle 11 categorie definite dal decreto attuativo (fra cui infermiere, ostetriche, insegnanti della scuola d'infanzia ed educatrici dell'asilo nido), persone con un'invalidità pari o superiore al 74 per cento, ed infine coloro che assistono il coniuge o un parente di primo grado con handicap grave.

Ape volontaria: dopo la pubblicazione del decreto attuativo, l'anticipo pensionistico volontario non ha ancora visto il suo semaforo verde. Entrerà a pieno regime nel 2018. Potranno farne domanda tutte le lavoratrici che abbiano compiuto 63 anni, con almeno 20 anni di contributi e che abbiano un importo della futura pensione mensile pari o superiore a 1,4 volte il trattamento minimo previsto dall'Inps.