Nel 2018 la Legge di Bilancio al capitolo Pensioni non produrrà grossi cambiamenti per quanto riguarda la previdenza. Le grandi novità entreranno in azione nel 2019 e saranno tutte negative per i cittadini. Infatti come previsto da tempo e come confermato dal Decreto relativo all’aspettativa di vita ormai pubblicato, nel 2019 i requisiti per le pensioni di vecchiaia, ma anche quelle che una volta si chiamavano di anzianità subiranno un inasprimento di 5 mesi. Nel 2019 si chiuderà un cerchio avviato con la riforma Fornero che aveva fissato nel 2019 l’anno giusto per allontanare ancora di più le pensioni per gli italiani.

Come dicevamo nel 2018 poco o nulla cambierà, se si escludono i piccoli ritocchi all’Ape Sociale e a Quota 41, figli dell’estensione da 11 a 15 delle attività gravose che darebbero diritto alla pensione anticipata a carico dello Stato. Dal punto di vista dei requisiti per le pensioni però, anche il 2018 non sarà esente da inasprimenti per determinati soggetti ed in questo caso non è la Legge di Bilancio la responsabile perché trattasi di provvedimenti già largamente previsti.

La pensione a 66 anni e 7 mesi

Nel 2019 la pensione di vecchiaia si percepirà a 67 anni, sempre con almeno 20 anni di contributi versati. Fino alla fine del 2018 però i requisiti per la stessa misura resteranno quelli attuali, cioè 66 anni e 7 mesi.

L’unica variazione sul tema è che tale soglia sarà la stessa anche per le lavoratrici, per quelle donne che fino al prossimo 31 dicembre potevano andare in pensione di vecchiaia un anno prima degli uomini, cioè a 65 anni e 7 mesi. Una vecchia sentenza della Corte Europea del 2008 aveva sancito l’illegittimità della disparità dei requisiti di accesso per le pensioni nella Pubblica Amministrazione Italiana che una volta prevedeva la pensione per gli uomini a 65 anni e quella per le donne a 60.

Cancellata la differenza di genere per quanto riguarda la pensione dei dipendenti pubblici, inevitabile che anche per i lavoratori del settore privato si arrivasse a questa soluzione. Per tutto il 2018 quindi l’età pensionabile sarà a 66 anni e 7 mesi e questa soglia varrà anche per la pensione sociale, o meglio per l’assegno sociale come si chiama oggi.

La conferma direttamente dall’Inps con il recente messaggio 4920/2017. Per l’assegno sociale che sostituisce la pensione sociale, per quello che sostituisce le pensioni di inabilità civile, quelle di invalidità parziale e quella per i sordi, l’età pensionabile sale a 66 anni come previsto dalla Legge. Ai 66 anni poi c’è da aggiungere l’aspettativa di vita ed i suoi relativi incrementi di soglie per arrivare come per tutte le misure a 66 anni e 7 mesi. Anche l’assegno sociale pertanto nel 2019 salirà ulteriormente di 5 mesi, arrivando a 67 anni.

Beneficiari dell’assegno sociale

L'assegno sociale è una prestazione economica che viene erogata a coloro i quali si trovino in condizioni di disagio reddituale.

La prestazione non è soggetta a tasse, quindi esente da Irpef e non è reversibile a causa di decesso del beneficiario. Il richiedente nel 2018 dovrà aver compiuto almeno 66 anni e 7 mesi, dovrà essere cittadino italiano, cittadini della Comunità Europea residenti in Italia ed extra comunitari con permesso di soggiorno di lungo periodo. La residenza nei comuni della nostra penisola risulta fattore determinante ai fini della fruizione della prestazione. Questo perché il richiedente deve dimostrare di vivere in Italia da almeno 10 anni consecutivi. Inoltre l’assenza dal territorio italiano del beneficiario, per un periodo superiore a 30 giorni, porta alla sospensione del beneficio. Resta inteso che essendo una prestazione per soggetti indigenti, la sua erogazione è soggetta ad accertamento da parte dell’Inps, delle condizioni utile alla fruizione.

I limiti reddituali da non superare per la piena concessione dell’assegno sociale sono di € 5.825,91 ed € 11.649,82 a seconda che il richiedente sia singolo o coniugato. L’assegno è concesso anche a redditi superiori ma entro € 8298,29 ed € 14.123,20. In questi casi l’assegno verrebbe erogato in forma ridotta. I redditi utili a valutare l’ingresso nelle soglie è quello ai fini Irpef, con esclusione della casa di abitazione, dei TFR e degli arretrati corrisposti e tassati in regime di tassazione separata. L’importo dell’assegno per la misura intera è di € 448,07 fino al 2017 e come già stabilito, per il 2018 dovrebbe salire a 453 euro.