L’argomento centrale del problema previdenziale di cui si parla da mesi è l’aspettativa di vita e l’aumento dei requisiti di accesso alle prestazioni previdenziali. Parliamo però di un inasprimento dei requisiti e dell’età pensionabile che farà capolino nella previdenza italiana solo nel 2019. Questo però non vuol dire che nel 2018 le norme previdenziali non subiranno variazioni. Qualcosa cambierà così come qualche misura tanto attesa entrerà in scena.
Pensione e vita media degli italiani
Quando si parla di aumento dei requisiti di acceso alle Pensioni, la responsabilità di questi inasprimenti è sempre collegata all’Istat ed ai suoi dati circa la stima di vita degli italiani.
L’aumento della vita media in Italia, che l’Istituto di Statistica ha certificato qualche settimana fa e che si riferisce al triennio 2014-2016, produrrà l’effetto di innalzare la pensione di vecchiaia a 67 anni e quella anticipata a 43 anni e 3 mesi di contributi versati. Come dicevamo tutto nel 2019, mentre per l’anno venturo la novità negativa sarà l’aumento dell’età necessaria per la pensione di vecchiaia solo alle donne. In questo caso, come riporta il quotidiano “Il Sole24Ore”, l’aspettativa di vita non c'entra nulla. La pensione di vecchiaia delle donne viene equiparata a quella degli uomini, cioè a 66 anni e 7 mesi (fino a fine anno si centra con 65 anni e 7 mesi) per via di una Sentenza della Corte Europea che tacciò di illegittimità la differenza dell’età pensionabile tra uomini e donne della Pubblica Amministrazione, che era di 60 anni per le donne e di 65 per gli uomini.
Nelle PA questo processo si è completato nel 2016, con l’età pensionabile passata a 66 anni e 7 mesi per tutti e adesso lo stesso succederà per l’intero universo dei lavoratori.
Ape volontaria al via
Una novità che entrerà in scena nel 2018 sarà l’Ape volontario. Una misura che prende il via dalla scorsa Legge di Bilancio e che decorre dal 1° maggio 2017.
Si tratta del famoso prestito bancario sotto forma di assegno previdenziale. Il ritardo di oltre 7 mesi deriva dalle convenzioni da stipulare tra Inps ed associazioni di banche ed assicurazioni che sono necessarie per completare l’iter del provvedimento. Da indiscrezioni molto attendibili, entro venerdì prossimo tali convenzioni dovrebbero essere stipulate e da gennaio si potrà iniziare a presentare domanda per questa nuova forma di pensione.
Le banche finanzieranno gli assegni dell’Ape volontario che l’Inps erogherà ai richiedenti, che a loro volta saranno chiamati a restituire i soldi non appena avranno raggiunto i 66 anni e 7 mesi di età utili alla vera pensione di vecchiaia loro spettante. I soldi prestati saranno caricati di interessi e spese di assicurazione e sulle aliquote da applicare, proprio le convenzioni con ABI ed Ania saranno quelle di riferimento. Restano dubbi sull’appeal che la misura avrà sui lavoratori che di fatto saranno costretti ad indebitarsi per anticipare la pensione di 3 anni e 7 mesi, cioè a partire dai 63 anni di età. Essendo la misura a decorrere dal 1° maggio scorso, probabilmente i richiedenti che avevano maturato i requisiti già a quella data, avrebbero diritto a 7 mesi o più di arretrati, anche se la forma flessibile della misura, concede ai lavoratori l’opzione di scegliersi la propria decorrenza autonomamente.
Cumulo e assegno sociale
Un’altra novità è il cumulo gratuito dei contributi. I lavoratori che hanno versamenti in diverse casse previdenziali potranno raggrupparli nella cassa a cui chiederanno la pensione, senza subire spese anche ingenti che la ricongiunzione onerosa nata con l’ultimo Governo Berlusconi imponeva. Anche in questo caso mancano delle convenzioni, stavolta tra casse previdenziali, che spesso avevano soglie di accesso alle normali misure previdenziali (la pensione di vecchiaia è una di queste) diverse. Anche in questo caso il 2018 dovrebbe sanare questa mancanza che consentirà anche ai professionisti di sfruttare il cumulo. Sempre in tema di novità 2018, anche l’assegno sociale si allontanerà di un anno.
L’assegno destinato a soggetti privi dei contributi necessari per le normali forme pensionistiche si centrerà anch’esso a 66 anni e 7 mesi di età. Sfuma quindi la possibilità per quanti non avevano l’età per la pensione di vecchia di anticipare di un anno la propria pensione grazie all’assegno sociale che di fatto risultava un reddito ponte per quanti si trovavano ad un anno dalla propria pensione di vecchiaia. Si allarga la platea dei lavoratori nel perimetro dell'Ape sociale, che si estende ad altre 4 categorie di lavori gravosi in aggiunta alle 11 del 2017. Da registare infine che dopo anni di blocco le pensioni in essere aumenteranno nel 2018 e torneranno ad adeguarsi all'inflazione, nell'ordine di un 1,1%.