Il tema previdenziale è sempre più al centro dell'agenda politico - economica del Governo e le novità si susseguono a ritmo quasi incalzante. Dal 2018, poi, verranno introdotte ulteriori modifiche sotto l'aspetto dell'età in cui si potrà andare in pensione, sui requisiti da soddisfare, soprattutto da parte dei professionisti, per cumulare i contributi delle varie Casse previdenziali a cui potrebbero essere iscritti. E, non meno importante, sull'importo dell'assegno che si percepirà. Vediamo, quindi, di fare, per quanto possibile, un po' più di chiarezza su questi che, per molti, sono tre aspetti fondamentali.
Le novità sul requisito dell'età
Come abbiamo messo in evidenza In un recente articolo dal 1 gennaio 2019 il requisito dell'età necessaria per andare in pensione sarà innalzato, per tutti, di 5 mesi. Ma, per una sorta di bizantinismo del nostro sistema previdenziale, già a partire dal 1 gennaio 2018 in alcuni casi per andare in pensione occorrerà aspettare ancora qualche mese. Questo perché dal prossimo anno il requisito dell'età verrà parificato e non esisteranno più differenze tra uomini e donne. Infatti, sarà necessario, per la pensione di vecchiaia avere un'età di 66 anni e 7 mesi. Questo inciderà sulle situazioni delle lavoratrici del settore privato, sia titolari di partita Iva che dipendenti subordinate.
Infatti, fino al prossimo 31 dicembre le prime possono andare in pensione con 66 anni e 1 mese mentre le seconde addirittura con 65 anni e 7 mesi: come detto, dal 2018 ci sarà l'aumento a 66 anni e 7 mesi. Per quanto riguarda i dipendenti pubblici i 66 anni e 7 mesi sono già in vigore dal 2016.
Anche i requisiti anagrafici per ottenere la pensione sociale subiscono delle importanti modifiche.
Infatti, anche in questo caso sarà necessario un anno in più. Si passerà da 65 anni e 7 mesi a 66 anni e 7 mesi. Per tutti gli altri tipi di trattamenti previdenziali, almeno per quest'anno, non si avranno ulteriori modifiche.
Le novità sul cumulo dei contributi
Passando al cumulo dei contributi per i lavoratori autonomi e i professionisti che hanno effettuato versamenti in diverse Casse previdenziali private, quindi non l'Inps, dal 2018 dovrebbe entrare pienamente in vigore il cumulo totale dei contributi che era stato approvato con la precedente legge di Bilancio 2017.
Dati i differenti requisiti stabiliti dalle varie Casse è stato necessario riscrivere le regole e, questo, rende necessario stipulare le nuove convenzioni con l'Inps. Nel momento in cui saranno tutte sottoscritte avranno inizio i primi pagamenti da parte dell'Inps. Anche perché la platea dei vari professionisti interessati è considerevole, si stimano in circa 400 mila.
Le novità sull'importo corrisposto
Come anticipato sempre in un precedente nostro articolo, per effetto dell'aumento dell'inflazione programmata, che per l'anno che sta per concludersi dovrebbe attestarsi intorno all' 1,1%, alcune Pensioni beneficeranno di un aumento corrispondente all'incremento dell'indice dei prezzi. Ma, tale aumento pieno, riguarderà esclusivamente le pensioni di importo fino a tre volte il minimo.
Per le altre l'aumento ci sarà ugualmente, ma sarà progressivamente inferiore all'aumentare dell'assegno fino, ovviamente, ad azzerarsi per gli emolumenti più elevati. L' incremento minore riguarderà le pensioni oltre sei volte il minimo che, in termini percentuali, otterranno una crescita di poco meno dello 0,50%.
Questo, però, viene in parte controbilanciato da una piccola decurtazione di circa lo 0,1% dovuta al fatto che va resituito allo Stato il differenziale tra l'inflazione programmata nel 2015 e quella effettiva. Come spiegavano in un altro articolo si tratta, comunque, di pochi euro.