"I correttivi finora ipotizzati dl Governo, senza ulteriori misure sarebbero del tutto irrilevanti e determinerebbero anche per il 2018 l'esclusione di tantissimi lavoratori dalle prestazioni", lo ha confermato il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli ancora in pressing sull'estensione dell'Ape Sociale e del meccanismo di Quota 41 ad una platea più ampia di beneficiari.
In vista della votazione della nuova Legge di Stabilità, infatti, la Cgil torna a ribadire i correttivi necessari da apportare al fine di agevolare l'uscita di migliaia di lavoratori che hanno dovuto fare i conti con la Riforma Fornero.
Il Governo Gentiloni sembrerebbe concentrato sulla proroga dell'Ape Sociale al 2019 oltre all'estensione delle tutele previdenziali ai lavoratori addetti alle mansioni usuranti e alle lavoratrici mentre il segretario confederale della Cgil continua a chiedere correttivi con le risorse rimaste inutilizzate durante il 2017.
Circa 504 milioni di risparmi inutilizzati
Stando ad uno recente studio effettuato dal responsabile Previdenza Pubblica della Cgil Ezio Cigna, infatti, si tratterebbe di un risparmio di circa 504 milioni di euro visto che le domande per l'Ape Social e la Quota 41 sono state circa 31.290 a fronte delle 60 mila richieste ipotizzate dall'esecutivo. Come riportato da "Quotidiano.net", la Cgil chiede ulteriori correttivi in Legge di Bilancio che possano eliminare i vincoli che al momento potrebbero causare l'esclusione di molti lavoratori.
Difatti, nella prossima Legge di Stabilità 2018 il Governo Gentiloni avrebbe pensato di includere le misure inerenti all'estensione dell'Ape Sociale ai lavoratori rimasti privi di occupazione a seguito della scadenza di contratti a tempo determinato oltre ad un intervento che possa introdurre uno sconto contributivo dai quattro ai sette mesi alle lavoratrici per ogni figlio fino ad un massimo di due anni.
Ecco le due proposte di Ghiselli
Misure che stando al parere dello stesso Ghiselli potrebbero escludere ulteriori lavoratori dai benefici previdenziali nell'arco del 2018. Sono due, infatti, le proposte di modifica avanzate dal segretario confederale della Cgil Ghiselli: si tratta di dell'abbassamento dell'anzianità contributiva dai 36 ai 30 anni a favore dei lavoratori che svolgono mansioni gravose per l'accesso al reddito ponte fino ad un massimo di 1.500 euro mensili erogato interamente dallo Stato oltre allargamento della continuità professionale tenendo in considerazione l'ipotesi di sette anni su dieci.