Per i lavoratori vicini alle Pensioni, la Legge di Bilancio era molto attesa perché sarebbero dovute entrare in vigore alcune novità previdenziali. Il pacchetto pensioni della manovra finanziaria da pochi giorni in vigore, per questi soggetti probabilmente è stata una specie di doccia fredda. Non solo non è uscito nulla di quello che a più riprese era stato indicato come una specie di controriforma della Legge Fornero, anzi, i requisiti di accesso per le pensioni aumentano considerevolmente. Già nel 2018 le donne perderanno l’anno di anticipo canonico rispetto ai colleghi uomini in riferimento alla pensione di vecchiaia.

Sempre all’anno nuovo si alza il tetto anagrafico per le pensioni e assegni sociali, quelle destinate a soggetti con pochi anni di contributi versati. Nel 2019, inoltre, ci sarà il tanto antipatico scatto a 67 anni per tutti i lavoratori in orbita pensione di vecchiaia ed il conseguente aumento sempre di 5 mesi per i contributi necessari a quella che una volta era chiamata pensione di anzianità. Scenari orribili dunque per quanti erano ancorati ai discorsi di flessibilità, di pensione di garanzia o di sconti alle donne che hanno tenuto alta l’attenzione di tutti durante i tavoli di discussione tra Esecutivo e parti sociali. Non tutto è perduto però, perché alcuni soggetti potrebbero riuscire ancora a sfruttare alcuni paracadute che saranno in vigore anche nel 2018.

Le deroghe

Parliamo di scivoli e scorciatoie che in alcuni casi sono rimaste attive per scelta, come la deroga Fornero, il cosiddetto salvacondotto, mentre in altri casi, si tratta di vecchie misure che ormai sono appannaggio di una ristretta cerchia di lavoratori. Solo all’ex premier Giuliano Amato sono attribuibili 3 deroghe che consentirebbero di lasciare il lavoro anche senza essere arrivati ai 20 anni di contributi minimi che servono alla pensione di vecchiaia.

Questo serve ancora oggi e forse anche di più perché la pensione sociale, quella che si centrava solo con l’età e senza bisogno di nessun contributo versato (i nonni la chiamano la pensione per le casalinghe), subisce lo scatto in avanti di un anno esatto, andando a pareggiare i 66 anni e 7 mesi di età che servono per la quiescenza di vecchiaia.

Salta lo strumento che molti lavoratori utilizzavano come sostegno al reddito in attesa di arrivare all’età utile alla propria pensione, cioè richiedere l’assegno sociale in attesa di compiere gli anni per poi andare a presentare domanda per la pensione di vecchiaia.

Possibili uscite con 15 anni di lavoro o 64 di età

La novità previdenziale più importante del biennio è l’Ape che prevede l’uscita con 63 anni di età e per quella volontaria con 20 di contributi. Ecco perché il salvacondotto o deroga Fornero come viene conosciuta questa misura è una importante scialuppa di salvataggio. Una pensione che si centra con 64 anni di età e 35 di contributi versati a condizione di aver chiuso la quota 96 entro la fine del 2012.

In pratica, al 31 dicembre 2012 i soggetti interessati devono aver compiuto 61 anni di età e 35 di contributi o in alternativa 60 anni di età e 36 di contributi. Utili alla quota 96 anche le frazioni di anno e nessun altro vincolo è rimasto attivo con l’Inps che ha prima cancellato la continuità lavorativa al 28 dicembre 2011 tra i requisiti utili all’uscita e poi ha reso buoni al calcolo del montante contributivo anche i contributi figurativi. Per chi non ha grandi gruzzoli di contributi versati, con le deroghe Amato invece si può lasciare il lavoro anche con 15 anni di contributi. Le condizioni utili e alternative tra loro sono l’aver completato i 15 anni di versamenti prima del 1993 o essere stati autorizzati alla prosecuzione volontaria sempre entro il 31 dicembre 1992. Rientrano anche coloro che hanno una anzianità contributiva di 25 anni e che hanno almeno 10 anni di lavoro discontinuo, cioè prestato per meno di 52 settimane all’anno.