Si sono concluse con la tanto attesa “fumata bianca” le trattative tra sindacati e governo per la firma del contratto degli enti locali, che garantirà aumenti salariali e garanzie ad ampio raggio per 467.000 lavoratori di comuni, regioni, città metropolitane e camere di commercio, come promesso dal ministro della Pubblica Amministrazione in carica Marianna Madia. Tra i punti salienti dell'accordo raggiunto tra le parti, il sindacato saluta con particolare favore l'erogazione di 85 euro mensili per il 2018 e il riconoscimento di un'ulteriore categoria economica per ciascuna area raggiunto dall'intervento dell'esecutivo.
Secondo il segretario nazionale della Fp Cgil Federico Bozzanca, altrettanto importanti nell'ottica di una difesa attiva dei diritti dei dipendenti sono i punti che prevedono una definizione ufficiale delle sezioni speciali per la Polizia Locale e più in generale l'allargamento delle maglie relativamente a permessi, congedi e ferie.
Enti locali, ok da governo e sindacati al nuovo contratto
Lo stesso rappresentante della Confederazione Generale Italiana dei Lavoratori ha definito “un grande risultato” l'accordo siglato a due settimane dalle Elezioni politiche tra sindacati e governo, precisando che l'ultima parola su questo nuovo contratto spetterà ai diretti interessati che si esprimeranno democraticamente (a favore o contro) con una consultazione dal basso.
Dal canto suo, il ministro madia ha assicurato che quello appena concluso non sarà l'ultimo rinnovo dell'attuale legislatura, essendo ormai giunto allo step finale e quindi pronto per la firma il contratto nazionale del comparto sanità: in precedenza era toccato, con risultati positivi a giudizio delle parti in causa, agli statali e ai lavoratori del settore conoscenza.
Firmato il nuovo contratto del comparto enti locali
Notevole lo sforzo economico sostenuto dall'esecutivo di centrosinistra a guida PD presieduto da Paolo Gentiloni, deciso a chiudere le principali vertenze rimaste in sospeso prima di passare il testimone ai successori che otterranno la fiducia dalle Camere dopo il voto politico nazionale del 4 marzo 2018.
Sempre che dal prossimo appuntamento con le urne esca fuori (nonostante una legge elettorale non proprio univoca in tal senso) una maggioranza chiara, in grado di assicurare governabilità e stabilità al Paese per i prossimi 5 anni.