L'aumento degli stipendi figura tra le novità principali del nuovo contratto Scuola. A una prima ipotesi di premialità, gli addetti ai lavori hanno anteposto un aumento generico da irrorarsi 'a pioggia' in busta paga. I soldi nel piatto non sono pochi: la media per docente è di circa 96 euro, oltre al bonus di 80 euro per le fasce retributive più basse. Mantenuto anche il salvadanaio di 500 euro per la formazione professionale, così come il bonus merito, destinato per il 60% ad alimentare gli stipendi. L'altra fetta della mela (o del pomo della discordia) sarà oggetto di contrattazione all'interno del singolo istituto.

Le dinamiche

La firma del contratto è avvenuta nottetempo. I patti erano chiari: nessun aumento di carichi e orari di lavoro, nessun arretramento per le tutele e i diritti nella parte normativa. La premessa è stata accolta con favore dalla controparte ministeriale, scontentando solo Gilda degli insegnanti e Snals. Tra i firmatari dell'accordo, Flc Cgil, Cisl e Uil, che hanno spinto per l'introduzione del diritto alla disconnessione. Niente più e-mail e messaggi notturni, a tutela della sfera privata che tale deve restare. Tra le altre migliorie, le riunioni pomeridiane (consigli, collegi e ricevimenti dei genitori) passano da 40+40 ore a 80 complessive. Diventa obbligatoria la formazione in servizio, ma la facoltà di decidere su tempi e modi è rimessa al Collegio dei docenti.

I primi pareri

Il contratto sottoscritto ha valore per il triennio 2016/2018. 'Siamo andati oltre', commenta il Ministro Fedeli. 'Il nostro obiettivo era dare il giusto riconoscimento professionale ed economico alla categoria: ci siamo riusciti'. Soddisfazione anche da parte delle sigle sindacali: 'Il rinnovo del contratto segna una svolta significativa in fatto di relazioni col Governo.

Abbiamo riportato al centro formazione e valorizzazione professionale, rafforzando tutti i livelli di contrattazione'. Più critica Gilda degli Insegnanti, che accenna a trattative estenuanti: 'Le risorse economiche non consentono di colmare la forbice retributiva tra il personale della scuola e quello degli altri comparti del pubblico impiego'.

Snals si accoda, affermando che gli aumenti stipendiali sono, di fatto, irrisori. 'La svolta che doveva ridare dignità ai lavoratori della scuola non c’è stata. [...] Il nostro è un gesto di coraggio, tra l'altro non facile, ma abbiamo voluto dire basta a questa politica al ribasso che non investe nella Scuola, nell’Università, nell’Afam e nella Ricerca'.