I dati rilevati dall'ISTAT in merito al lavoro in Italia fotografano una situazione in miglioramento, ma non per questo esente da contraddizioni. Se il quadro generale vede infatti un il calo dei disoccupati e dei cosiddetti inattivi, dall'altro lato il Paese resta comunque tra i primi tre dell'Unione europea per numero di persone senza lavoro. Mentre a livello territoriale si verificano differenze molto marcate tra il nord ed il sud della penisola. Vediamo insieme tutti i dettagli nel nostro nuovo articolo di approfondimento.

I numeri contenuti all'interno della relazione trimestrale dell'Istat

Partiamo dai dati forniti dall'Istituto di ricerca, al fine di evidenziare le principali tendenze emerse dalla relazione del quarto trimestre 2017. Tenendo conto dei rilievi più recenti, nell'ultimo anno il tasso di disoccupazione complessivo è sceso dell'11,2%, dando conferma del quadro economico espansivo nel quale ci troviamo. Questo fenomeno si è tradotto anche in una lieve crescita dell'offerta di lavoro, che però si è concentrata soprattutto nei lavori a termine. Al contrario, l'offerta di lavoro a tempo indeterminato è leggermente calata. Se è vero che a livello quantitativo il saldo è positivo, resta quindi da vincere la sfida qualitativa, considerando l'impatto che un lavoro a lungo termine può avere nella prospettiva di vita delle persone.

L'analisi dei dati sul tempo pieno e su quello parziale

Particolarmente interessante anche l'analisi dei dati riguardanti i contratti a tempo pieno. Nel corso dell'ultimo anno, si è infatti registrata una diminuzione del ricorso al tempo parziale ed una contestuale crescita del full-time. I rilievi appaiono particolarmente importanti per l'effetto positivo sui redditi, stante che molti impieghi parziali rientravano nel cosiddetto fenomeno del part-time involontario.

Si tratta cioè di persone che desideravano trovare un contratto a tempo pieno, ma che erano riusciti ad occuparsi solo con formule a tempo ridotto.

Le differenze territoriali continuano a rappresentare una delle principali sfide

Preso atto che siamo di fronte a dati complessivamente positivi, resta ancora molto da fare quando si analizza la situazione a livello territoriale.

I dati generali infatti rappresentano l'andamento generale del mercato del lavoro, ma non tengono conto delle differenze presenti localmente. A tal proposito, l'Istat rileva che "il 2017 si caratterizza per un incremento dell’occupazione nelle tre ripartizioni. Il tasso di occupazione tra i 15 ed i 64 anni aumenta nel Nord di 0,8 punti, nel Centro di 0,7 e nel Mezzogiorno di 0,6. Tuttavia, mentre nel Centro-nord il tasso di occupazione raggiunge livelli pressoché analoghi a quelli del 2008, toccando il livello del 66,7% nel Nord e del 62,8% nel Centro, nel Mezzogiorno l’indicatore è ancora al di sotto di quanto registrato nel 2008 (fermandosi al 44,0%)". Resta quindi ancora molto da fare per poter arrivare ad un completo recupero nel sud Italia.

Il quadro generazionale del lavoro

L'altro tema che emerge dal dossier redatto dall'Istituto statistico è quello delle evidenze generazionali nella qualità e quantità del lavoro. L'analisi distinta per fasce di età rileva l'aumento degli occupati nella fascia tra i 15 e i 34 anni (con una crescita del numero di occupati dello 0,9%), mentre lo stesso si dimezza tra i 35 ed i 49 anni (fermandosi allo 0,6%). Tra chi ha più di 50 anni prosegue invece l'aumento del numero dei disoccupati, un fenomeno che va a sottolineare quanto oggi sia difficile riuscire a trovare una nuova occupazione qualora si perda il proprio lavoro in età avanzata.

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