Le ultime novità sulle Pensioni ad oggi 10 marzo 2018 vedono riaccendersi le discussioni politiche in merito al welfare ed alle promesse elettorali di natura assistenziale. A preoccupare sarebbero le coperture necessarie per riuscire a realizzare le misure, attualmente poco chiare nel loro reperimento. Nel frattempo anche dai Comitati si continua a discutere di flessibilità previdenziale. Vediamo insieme tutti i dettagli nel nostro nuovo articolo di approfondimento.

Rizzetto (FdI): lo Stato deve scegliere se essere assistenziale o previdenziale

L'On Walter Rizzetto (FdI) torna ad esprimersi in merito al reddito minimo garantito, approfondendo il proprio punto di vista.

"Vedete, posso pure votarlo, ci mancherebbe, al netto che le risorse finanziarie per le coperture non vadano a toccare pensioni e stipendi, cosa che mi pare, invece, un rischio. Ma: una domanda. Sapete quanti disoccupati ci sono ad oggi in Italia? Circa l'11% e quindi qualche milione di persone", spiega il parlamentare. "Vorrei solo capire dove li troviamo" prosegue Rizzetto. "E non ditemi attraverso la revisione dei centri pubblici per l'impiego in quanto li conosco bene avendo, per primo, fatto un proposta di legge per la loro riorganizzazione". In conclusione, "siamo disposti a mandare giovani plurilaureati o giovani intraprendenti a svolgere mansioni di un certo tipo sulla sola base di un concetto assistenziale?

Io ritengo che lo Stato debba scegliere se essere assistenziale o previdenziale. Io lo preferisco previdenziale", conclude l'esponente di Fratelli d'Italia.

Bossi (Lega) contrario al reddito di cittadinanza: fa saltare l'Inps

Umberto Bossi è intervenuto ad un incontro degli eletti della Lega tenutosi ieri a Milano affermando di ritenere il reddito di cittadinanza un rischio per le pensioni e per l'aumento delle tasse.

"Il Nord pagherà ancora di più" spiega, motivando tale posizione con il fatto che "non hanno mai dichiarato dove prenderebbero i soldi e così ricadrebbe tutta l'assistenza sull'Inps, che rischierebbe di fallire". Il fondatore della Lega ha quindi commentato l'esito elettorale, spiegando che sull'eventualità di un ritorno alle urne il vero problema "è di andare al Governo per fare cosa?

E chi paga quel che si fa?".

Boeri (INPS) e l'allarme sulle proposte anti Fornero: costano da 85 a 105 miliardi

"Le promesse fatte in campagna elettorale di abolizione della riforma Fornero determinerebbero un aumento del debito implicito di 85 miliardi, circa il 5% del Pil, con un ritorno ai pensionamenti di anzianità a quota 98 oppure con 40 anni di contributi". Lo afferma il Presidente dell'Inps Tito Boeri, lanciando un nuovo allarme sulla tenuta dei conti previdenziali. Secondo l'economista, la situazione sarebbe ancora peggiore nel caso in si arrivasse a flessibilizzare tramite quota 100 e quota 41. "Secondo i nostri calcoli" evidenzia Boeri, "con quei requisiti e senza le finestre mobili introdotte tra il 2009 ed il 2010, l'impatto sul debito implicito salirebbe a 105 miliardi, oltre sei punti di Pil, con una maggiore spesa aggiuntiva al netto dei contributi fino a 20 miliardi l'anno".

Armiliato (CODS): servono concretezza e responsabilità

La fondatrice del CODS Orietta Armiliato ha ripreso i recenti commenti del Presidente Mattarella in merito alla necessità di maggiore concretezza e responsabilità, "due parole che ci sono proprie poiché noi del CODS spesso le abbiamo utilizzate per chiarire posizioni, idee e concetti, rispetto ai temi previdenziali dei quali ci occupiamo. Oggi, purtroppo, in assenza di interlocutori con i quali dialogare e pianificare i passi da compiere per poter andare avanti nel percorso intrapreso, possiamo solo continuare a mantenere vivo il concetto di CONCRETEZZA, seguitando a mantenere il focus sulla nostra sacrosanta richiesta di riconoscimento e valorizzazione del lavoro di cura".

La fondatrice del Comitato richiama quindi al senso di responsabilità di tutti, "affinché non sia buttato a mare il lavoro fino ad oggi svolto".

D'Achille (Lavoro e Pensioni): i primi nodi vengono al pettine

Mauro D'Achille, amministratore del gruppo "Lavoro e pensioni: problemi e soluzioni", ha espresso la propria perplessità in merito alle recenti promesse elettorali. "I primi nodi vengono al pettine. Dopo la frenata alla abolizione della Fornero da parte di due ministri in pectore, stavolta è lo stesso Di Maio a gelare le aspettative frettolosamente riposte nelle sue promesse elettorali riguardo al reddito di cittadinanza. Ci vorranno almeno due anni", afferma. Cosa resterà ai suoi fedelissimi, che proprio in virtù di queste due promesse lo hanno votato?" si domanda il fondatore del gruppo.

"Nel frattempo il tempo passa, e per andare in pensione prima dei 67 anni ci si appiglia alle misure stabilite dallo scorso governo in accordo con i tanto vituperati Sindacati".

In Spagna anziani in piazza da settimane

I pensionati spagnoli sono da settimane in piazza per protestare contro la mancata rivalutazione dei propri assegni. Lo ricorda il sito Rassegna.it, evidenziando che lo scorso 22 febbraio donne e uomini, sono scesi in decine di migliaia nelle piazze di Madrid, Barcellona, Bilbao, Valencia, Siviglia e in una settantina di altre città, convocati dal Coordinamento statale in difesa del sistema pubblico previdenziale". Si tratta di un nuovo movimento "la cui portavoce, Victoria Porta, è un’esperta in materia pensionistica, originaria della Galizia".

Secondo i dati riportati nell'articolo di Elena Marisol Brandolini, l'importo medio mensile dell'assegno nella penisola iberica corrisponde a 930 euro, ma molti pensionati spagnoli percepiscono un assegno tra le 400 e le 600 € al mese..

Come da nostra prassi, restiamo a disposizione dei lettori nel caso desiderino aggiungere un commento nel sito o nella pagina Facebook "Riforma Pensioni e lavoro" in merito alle ultime novità sul comparto previdenziale riportate nell'articolo.