Tra i paesi più industrializzati solo il Messico peggio dell’Italia. La preparazione scolastica è sempre stata un vanto per la nostra penisola, purtroppo ultimamente alcuni dati statistici stanno portando alla luce quello che potrebbe essere un grave smacco per noi. Solo il 18% degli italiani sono laureati, e tutto ciò nonostante ad oggi siano quasi trecentomila gli iscritti al primo anno, 6.117 in più rispetto allo scorso anno.
Le motivazioni
Anche se il tasso di disoccupazione giovanile è molto alto, pare essere proprio il desiderio di trovare lavoro subito uno dei motivi per i quali un giovane italiano abbandona l’università.
Senso di responsabilità, o smania di smettere studiare e fretta di avere una propria stabilità economica? Un altro dei motivi molto diffusi sta nella delusione nell’offerta di studio che, in alcuni casi, parrebbe troppo piena di impervie e in altri non garantirebbe la certezza di un lavoro stabile.
Per fortuna solo una piccolissima parte ha dovuto interrompere gli studi per motivi economici, anche se questa percentuale è comunque al di sopra della media. Secondo molte ricerche e confronti con altri paesi il sistema didattico andrebbe variato per migliorare o togliere alcune caratteristiche che danneggerebbero il percorso di studi. Come la troppo incerta definizione di un programma che diventa poi difficile da completare e porterebbe ai cosiddetti esami scoglio, inoltre è stato preso di mira il troppo attaccamento ai Cfu voluti nella riforma del 2001, il numero eccessivo di appelli permessi ogni anno e il distacco troppo breve tra il periodo di studi e quello di esami che porterebbe alla non frequentazione da parte degli studenti che preferiscono saltare le lezione per preparare l’esame.
Numeri sempre più preoccupanti
Pochi laureati e mal valorizzati: questo è, a quanto pare, il punto della situazione. Mentre, stando agli ultimi dati dello scorso anno, i nostri laureati non raggiungono il 20% in Svizzera sono il 41%, negli Stati Uniti e nel Regno Unito il 46% (fonte: agi.it), numeri abbastanza allarmanti che si aggiungono al fatto che circa il 30 per cento dei titoli italiani si concentrano in materie che il mondo del lavoro in Italia non sa valorizzare.
Per citarne alcune, Lettere, Scienze della comunicazione, Arte, Sociologia o Scienze politiche.
Paura per le discipline scientifiche in gran parte della penisola. Circa il 25 per cento sono i giovani in Italia che riescono ad ottenere una laurea in dipartimenti scientifici, contro il 37 della Germania, questo campo pare spaventare gli studenti italiani che lo ritengono difficile ed alla portata di pochi.