A partire dall'inizio del prossimo anno diventeranno operative le nuove misure di rivalutazione per i trattamenti pensionistici. Si tratta di un meccanismo che ha lo scopo di supportare chi riceve un assegno previdenziale adeguandolo all'inflazione. Vediamo insieme tutti i dettagli nel nostro nuovo articolo di approfondimento.

Come funzioneranno i nuovi adeguamenti pensionistici

Iniziamo con il dire che la perequazione (ovvero l'allineamento degli assegni previdenziali all'inflazione) segue i dati elaborati dall'ISTAT in merito all'aumento del costo della vita.

L'idea di fondo, come già detto, è di mantenere il più possibile inalterato il valore della pensione al passare degli anni. A tale riguardo, il senso di discontinuità rispetto al passato lo si ha soprattutto in merito a quanto era stato previsto con la Manovra Fornero del 2011, che di fatto aveva bloccato tale evenienza. La sua successiva riattivazione è stata però decisa con la legge n. 174 del 2013, che avviava una fase transitoria fissata inizialmente al 2016 e successivamente riconfermata nel biennio seguente.

Come funziona la rivalutazione nel 2018 con il termine della fase transitoria

Prima di spiegare in che modo cambierà il meccanismo di rivalutazione nel prossimo anno, bisogna quindi evidenziare come funziona l'attuale adeguamento.

Infatti, al momento la rivalutazione piena è disponibile solo per chi possiede un assegno inferiore a tre volte la pensione sociale (poco più di 1500 €). Al crescere dell'importo decresce l'adeguamento, così abbiamo che fino a 4 volte il minimo INPS si ottiene fino al 95% dell'importo, che scende ad un massimo del 75% fino a 5 volte, al 50% fino a 6 volte ed al 45% dopo 6 volte l'importo minimo.

Come cambieranno le rivalutazioni delle pensioni dal 2019

A partire dal 2019 le rivalutazioni delle Pensioni riprenderanno a funzionare sulla base della legge precedente, ovvero del dispositivo n. 388 risalente al 2000. In questo caso, si tornerà quindi a tre fasce di reddito (al posto delle cinque precedenti), che prevederanno una rivalutazione completa per le pensioni inferiori a tre volte il minimo, del 90% nel caso l'assegno sia compreso tra tre e cinque volte il minimo e del 75% per gli assegni restanti.

Risulta quindi immediato il vantaggio per chi possiede redditi più alti, visto che le rivalutazioni saranno maggiori anche per gli assegni con importi più elevati. Chiaramente a beneficiare di questa situazione saranno in particolare coloro che possiedono assegni elevati, stante che nelle fasce di importo più basse le rivalutazioni sono risultate sempre confermate anche negli anni più recenti.

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