In attesa di conoscere il destino del nuovo sistema previdenziale contributivo quota 100 e quota 41, anche la Corte dei Conti cerca di richiamare l'attenzione del Governo Conte rivelando che il bilancio dello Stato è fragile a causa soprattutto della spesa per le Pensioni, ma anche per i mancati introiti della rottamazione e un futuro incerto.

La relazione della Corte dei Conti punta il dito sulle pensioni

Secondo quanto spiega nella sua relazione sul Rendiconto generale dello Stato per l'anno 2017 il Presidente del coordinamento delle sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei Conti, Ermanno Granelli, la pur ridotta espansione della spesa pubblica dell'anno passato è quasi completamente attribuibile al sottosettore degli istituti pensionistici, con un incremento della spesa complessiva dell'1,5%.

Tale situazione vede il limitarsi in modo importante anche il ritmo di crescita, che nel primo decennio del 2000 aveva oltrepassato una media di cinque punti percentuali. Negli ultimi otto anni, invece, sull'indebitamento netto dei conti pubblici (39,7 miliardi nel 2017) risulta infatti completamente colpevole l'amministrazione centralizzata dello Stato, in quanto i conti delle amministrazioni locali e quelli degli istituti pensionistici riportano un saldo attivo che nel 2017 è risultato, rispettivamente, di 677 milioni e di 2,3 miliardi a fronte di un disavanzo delle amministrazioni centrali di 42,7 miliardi.

Questo significa che l'amministrazione del bilancio statale e della sua conversione in termini contabili dovrebbe avere un ruolo fondamentale per il controllo degli obiettivi di saldo programmati: a dimostrazione, negli ultimi otto anni gli scostamenti tra obiettivi di saldo e risultati sono apparsi sempre meno utili.

Un'ottimizzazione della gestione delle risorse rimane quindi un rischio e, in tal caso, ogni risorsa andrebbe selezionata scrupolosamente, anche perché ulteriori tagli alla spesa potrebbero rilevarsi impraticabili senza peggiorare la qualità dei servizi ai cittadini.

Preoccupazione anche sulla rottamazione delle cartelle

La Corte dei Conti si dice preoccupata anche riguardo l'assenza del versamento degli importi legati alla rottamazione delle cartelle, pari a 9,6 miliardi.

Le entrate attese dovevano essere di 17,8 miliardi, mentre l'importo riscosso è stato di soli 6,5 miliardi, inclusivi degli interessi per pagamento rateale. In più, ci sarebbe la parte rateizzata ancora da riscuotere pari a 1,7 miliardi, inclusivi di interessi. Quindi dei 17,8 miliardi attesi, ben 9,6 miliardi non sono ancora entrati nelle casse e costituiscono omessi versamenti.