Le ultime novità sulla riforma delle pensioni anticipate si susseguono di ora in ora. Gli occhi sono tutti puntati su quello che potrà essere il nuovo capitolo previdenziale a firma Di Maio, il neo governo è ora messo alla prova dei fatti. Viste le ultime indiscrezioni che parlano di misure non propriamente in linea col contratto di governo (vedi quota 100 da 64 anni), l'ex ministro del lavoro Cesare Damiano ha deciso di dare alcuni consigli al suo successore, per il duro compito che andrà a svolgere e per le tante attese che i lavoratori hanno riposto in lui.

Pensioni 2018, ecco le misure prioritarie

Attraverso un post pubblico sulla sua pagina Facebook, Damiano ha fatto intendere che sono diverse le misure prioritarie da cui si dovrebbe partire per riscrivere la Legge Fornero. L’obiettivo di superamento dell’attuale legge, dice poi in una delle ultime note stampa, è lo stesso che ha cercato di attuare nella passata legislatura, coadiuvato da tutti i partiti, compresi Movimento 5 Stelle e Lega. Ora occorre ripartire da alcuni punti cardine come ad esempio la realizzazione della nona e definitiva salvaguardia degli esodati. Damiano ci tiene anche a ricordare a Di Maio, “noi ne abbiamo già realizzate 8”. Bisogna permettere a chi ha già 41 anni di contributi alle spalle (indipendentemente che faccia parte delle 15 categorie di gravosi) di poter uscire anticipatamente dal lavoro.

Permettere dunque l’estensione della quota 41 (che Damiano ricorda già concessa dal precedente governo ad alcuni) a tutti i lavoratori. Essere più chiari circa l’intenzionalità sulla quota 100, il minimo, chiede, è 60 anni a cui aggiungere i 40 di contributi oppure i 35 anni ai cui sommarne 65? Poi precisa le misure che a suo avviso non dovrebbero in alcun modo vedere la cancellazione, anzi la resa strutturale.

I dettagli.

Pensioni anticipate, Ape sociale non va abolita

Non si deve, precisa Cesare Damiano, pensare di abolire né l’ape sociale né quella Volontaria, entrambe le misure sono utili e concedono l’uscita anticipata. Sarebbe dunque penalizzante privare le persone di tali opportunità, anzi, spiega, le misure andrebbero rese strutturali.

L’Ape volontaria, sebbene a carico del lavoratore, permette a chi ha solo 20 anni di contributi di poter accedere alla quiescenza a partire dai 63 anni d’età, sebbene vi siano dei limiti all’accesso resta, dice, certo: “una possibilità preziosa per chi ha carriere discontinue, soprattutto le donne”.