Quota 100 e il reddito di cittadinanza sono provvedimenti che a quanto pare piacciono ai contribuenti, lo dimostrano le cifre, in quanto ogni giorno aumentano le richieste per rientrare nel primo provvedimento per ora disponibile. Damiano non discute, nella sua ultima intervista rilasciata a Giulia Merlo per 'Il Dubbio' sul sistema delle quote, ma sul fatto che avendo posto dei parametri fissi, come i 38 anni, questa sia divenuta una misura solo per i lavoratori più forti. Per tutelare i più deboli ed arrivare ad una riforma giusta, la ricetta migliore sarebbe almeno la resa strutturale dell'Ape sociale, che dovrebbe essere ancora estesa, in aggiunta all'attuale quota 100, che però non dovrebbe avere il vincolo della temporaneità.
Eccovi le sue parole sulla ricetta migliore per superare la Riforma Fornero.
Pensioni, Damiano: le quote inventate da noi
Cesare Damiano, intervistato dalla collega Giulia Merlo per 'Il Dubbio', dichiara che il sistema delle quote era già stato inventato da lui con l'aiuto di Romano Prodi nel lontano 2007 è che ora Salvini si è servito della loro idea con la sola differenza che la quota attuale è fatta di numeri fissi partendo dai 38 anni di contributi, dunque un sistema flessibile reso peggiorativo.
Damiano dichiara poi che non bisogna avere pregiudizi nei confronti della flessibilità previdenziale, ma che a tal proposito, bisogna mettere in evidenza i limiti di questa. Specifica che l'attuale misura è un provvedimento a vantaggio solamente di chi ha carriere continuative, mentre esclude i più deboli che non hanno avuto questa fortuna.
Restano dunque fuori le donne, chi svolge lavori saltuari o coloro che hanno perso il lavoro prima di aver compiuto i 60 anni di età. Insomma quota 100 è una misura utile che però non porta vantaggi a chi è già in difficoltà. Inoltre il Dirigente del Partito Democratico è preoccupato per la temporaneità della misura, cosa accadrà dopo?
Ecco dunque qualche consiglio al Governo per rendere subito migliore la misura.
Riforma pensioni giusta: quota 100 + ape sociale strutturale
Cesare Damiano parla poi di correttivi e riferendosi alle modifiche che potrebbero essere attuate al Decretone afferma che una buona soluzione potrebbe essere accompagnare quota 100, misura per i lavoratori più forti, all'Ape sociale, per i più deboli, che andrebbe però resa strutturale ed ampliata.
Quest'ultima infatti permette a chi ha 63 anni di età ma solo 36 di contributi, che scendono a 30 per i disoccupati di poter già accedere alla quiescenza. L'ape sociale è un provvedimento nato per aiutare chi versa in situazioni di maggiore difficoltà, andrebbe esteso anche ai lavoratori dell'edilizia e agli stagionali. Dunque un buon compromesso per rendere più equa questa riforma delle Pensioni sarebbe appunto la volontà da parte della maggioranza di portare avanti insieme alla quota 100 anche l'ape sociale, che dovrebbe aumentare la platea dei beneficiari e soprattutto essere resa strutturale e non solo valevole per l'anno in corso.