Ieri 11 luglio 2018 si è tenuta al Senato in sede congiunta di Camera e Senato l'audizione del Ministro del Miur Marco Bussetti nella quale sono state presentate le linee programmatiche della Scuola. Dall'audizione del Ministro Bussetti è emerso nettamente che l'attuale governo vuole soltanto riformare la legge 107, in quanto ritiene che la scuola e l'università siano state oggetto di riforme a ritmo tale che la nuova si presentava quando l'altra non era ancora realizzata. Pertanto l'intento del nuovo Ministro sarà quello di ricreare un clima di serenità e di fiducia, senza ricorrere a nuove riforme e ad ulteriori strappi.

Nel corso dell'audizione sono emersi anche altri punti salienti.

Le parole del ministro Bussetti alle commissioni Cultura di Camera e Senato

L'obiettivo emerso dal Ministro Bussetti sarà quello di proporre un riallineamento complessivo in modo da ottimizzare un impianto normativo ormai operativo da qualche anno. Sebbene il Ministro confermi il superamento della "chiamata diretta" dei docenti connotata da eccessiva discrezionalità e da profili di inadeguatezza, il superamento della chiamata diretta è già stato reso noto ai sindacati lo scorso 26 giugno. È utile precisare che la chiamata diretta sarà sostituita con criteri trasparenti e obiettivi di mobilità ed assegnazione dei docenti dagli ambiti territoriali agli istituti scolastici.

Altra informativa di particolare interesse è quella che riguarda i diplomati magistrale: ovvero il ministro afferma di dover rispettare le sentenze e di trovare una situazione condivisa per tutti per salvaguardare la continuità didattica. Inoltre, si è parlato dell'alternanza scuola-lavoro, la quale deve essere interpretata come un'interessante opportunità, sebbene necessita di aggiustamenti, in quanto la possibilità di alternare la scuola con il lavoro è molto importante e formativo.

Inoltre, il Ministro ha illustrato le linee guida del Miur per le università, incentivando un piano pluriennale per l'università e la ricerca, ed un piano di reclutamento in termini meritocratici, di trasparenza e di esigenza degli atenei. In modo da "far crescere il numero dei ricercatori e dei professori. Punto fermo resta la formazione permanente dei docenti, in quanto i docenti non possono restare indietro nelle conoscenze professionali e culturali, che cambiano in modo innarrestabile.