Aspettativa di vita, livelli di istruzione, mortalità infantile, Salute e Benessere: sono solo alcuni degli indicatori “di vivibilità” tenuti in considerazione nell’elaborazione della classifica che ha determinato il paese nel quale si vive meglio: la Norvegia. Nonostante il freddo persistente e le poche ore di luce, il paese scandinavo si è piazzato al primo posto della classifica del BCG (Boston Consulting Group) che ha tenuto conto di dati relativi a dieci anni: dal 2006 al 2017.
La classifica
L’analisi riportata dal BCG è stata stillata tramite l’indice di “Sustanaible Economic Development Assessment” (Seda), il quale ha valutato circa 40 elementi che hanno contribuito alla scelta del miglior paese nel mondo, in termini di vivibilità.
Sul podio oltre la Norvegia, sono salite la Svizzera (al secondo posto) e l’Islanda (al terzo posto). Spiccano, ai primi posti, paesi come il Lussemburgo (quarto), seguito dalla Danimarca e la Svezia. La Germania (solo dodicesima), gli Stati Uniti (al 17° posto) e la Francia (20°) sono tutti esclusi dai primi dieci, insieme all’Italia che resta isolata al 32° posto a causa della crescente disoccupazione e dei bassi livelli in ambito di uguaglianza.
Quali sono gli “indicatori di felicità” di un paese?
I 40 elementi analizzati per l’elaborazione della classifica hanno tenuto conto di vari aspetti nella vita ordinaria di un paese: dai livelli di istruzione alla mortalità infantile, dalla crescita economica allo sviluppo del criterio di uguaglianza.
La classifica della Seda ha evidenziato, inoltre, come i risultati sanitari e nell’ambito delle infrastrutture siano nettamente migliorati nei paesi che nel 2006 riportavano indici bassi di benessere generale. Tali risultati hanno accentuato la necessità di trasformare il reddito di un paese in benessere per i cittadini che lo abitano: migliore sarà il benessere generale del singolo, eccellente l’intero sistema di un paese.
Difatti, diversamente da quei paesi che hanno incrementato servizi e diritti per i cittadini in dieci anni, i paesi che nel 2006 rispondevano ai più alti criteri di vivibilità, in dieci anni, a causa della crisi finanziaria, hanno subìto una tendenza negativa.
Elementi positivi restano, però, due:
- I paesi europei rappresentano il 71% dei paesi nei più alti punteggi SEDA del 2018
- L’alto reddito non è una garanzia di benessere, in quanto lo stesso viene accentuato anche da altri fattori, quali le decisioni politiche e le priorità di spesa.