Il Def altro non è che l’atto di governo propedeutico alla manovra finanziaria. Per molti è il secondo atto più importante dell’esecutivo in materia economica ed è quello che di fatto annuncia la legge di Bilancio. Sulla manovra l’attesa è tanta soprattutto per Pensioni e povertà, con alcune misure che destano interesse generalizzato nell’opinione pubblica. La cancellazione della legge Fornero con la nascita di nuove misure pensionistiche e il nuovo strumento di contrasto alla povertà, cioè il reddito di cittadinanza, sono le misure su cui l’esecutivo lavora.

Le dotazioni in mano all’esecutivo, rese note tramite la nota di aggiornamento al Def che adesso è alla Camere, ammonterebbe a 16 miliardi.

Quota 100 senza penalizzazioni

Dei 16 miliardi, 7 dovrebbero andare alla quota 100 e 9 per reddito e pensioni di cittadinanza. Questo quanto si apprende da un comunicato di Palazzo Chigi. La quota 100 è la misura che andrà ad iniziare il peculiare lavoro di smantellamento della riforma Fornero. Il Vice Premier e leader leghista Matteo Salvini durante le sue numerose dichiarazioni rilasciate a margine del Def, conferma la nascita della misura senza paletti, vincoli e limitazioni diverse dai tetti anagrafici e contributivi di cui si parla da giorni. La misura nascerà con il limite minimo di età fissato a 62 anni e il limite minimo di contribuzione previdenziale versata a 38 anni.

Si potrà andare in pensione già da gennaio, se tutto andrà secondo previsioni, già a 62 anni e solo se si sono raggiunti 38 anni di contributi a qualsiasi titolo versati. Nessuna limitazione per i contributi figurativi che dovrebbero essere tutti validi nel computo e soprattutto, nessun taglio di assegno pensionistico, né per il ricalcolo contributivo che si ipotizzava partisse dal 1996 né tantomeno per la penalizzazione dell’1,5% per anno di anticipo rispetto ai 67 anni della pensione di anzianità.

La pensione dovrebbe dunque essere calcolata sui contributi effettivamente versati il giorno dell’uscita dal lavoro.

La nuova pensione di anzianità

"Non si può fare tutto e subito" ha dichiarato Salvini in diretta Facebook: il progetto riformatore parte con quota 100 ma non finisce certo lì. Infatti, ai 400 mila lavoratori che potrebbero lasciare il lavoro nel 2019 grazie a quota 100 se ne aggiungeranno altri con un'altra misura che sta a cuore al leader del carroccio, la quota 41.

Si tratterebbe di una vera e propria pensione di anzianità alla vecchia maniera, con la possibilità di lasciare il lavoro per tutti, senza limiti anagrafici non appena si raggiungono i 41 anni di contribuzione previdenziale versata. Il potenziamento dei centri per l’impiego e la flat tax, altre misure che dovrebbero fare capolino nella manovra di fine anno, saranno coperte da altri capitoli di spesa, segno che i 16 miliardi stanzianti saranno destinati solo a quota 100 e reddito e pensione di cittadinanza. Infatti anche queste ultime misure dovrebbero partire con l’anno nuovo. Le pensioni minime dovrebbero salire tutte a 780 euro al mese, con gli importi già in pagamento che verrebbero integrati dalla pensione di cittadinanza.

Per la lotta alla povertà e all’esclusione lavorativa e sociale ci sarebbe il reddito di cittadinanza, con 780 euro al mese destinati a soggetti che vivono sotto tale soglia di povertà e che per incassare il sussidio si adoperano a riqualificarsi lavorativamente, a reintegrarsi socialmente, a cercare e accettare nuove proposte di lavoro. Per coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza (che dovrebbe assorbire anche il Rei), 8 ore a settimana dovrebbero essere destinate a lavori socialmente utili sotto le dipendenze dei propri Comuni di residenza.