I nuovi aggiornamenti sulle Pensioni vedono emergere dalle agenzie di stampa le ultime tabelle riguardanti le stime di costo, con proiezioni al ribasso per quanto concerne il 2019. Nel frattempo anche dall'Inps arrivano nuovi commenti, con il Presidente Boeri che esprime preoccupazione sugli effetti della quota 100 e del reddito di cittadinanza.

Quota 100 e assegni di cittadinanza: emerge nuova tabella con le stime di costo

Sull'avvio della flessibilità previdenziale e degli assegni di cittadinanza emerge una nuova tabella contenente gli aggiornamenti sulle stime di spesa.

È in particolare l'Agenzia di Stampa ANSA a darne notizia, specificando che i correttivi applicati alla quota 100 potrebbero limitarne il costo a 5,25 miliardi di euro, mentre inizialmente questi erano stati indicati dalla Lega in 7-8 miliardi. Quest'ultima cifra dovrebbe comunque divenire operativa a regime, cioè a partire dal 2020.

Per quanto concerne invece il reddito di cittadinanza, si stima un costo di circa 9 miliardi di euro (di cui 1,7 miliardi già coperti dagli stanziamenti aggiuntivi previsti per il REI). Il costo complessivo delle due misure dovrebbe quindi partire dai 13 miliardi per il 2019 e crescere negli anni successivi, fino ai 15-16 miliardi nel 2021. Il tutto nel quadro delle ultime simulazioni, stante che al momento lo stesso Governo non ha ancora comunicato i dati precisi o definitivi delle riforme che intende avviare nella legge di bilancio 2019.

Boeri (Inps) torna ad esprimere preoccupazione sulla Manovra

Tra le voci fortemente critiche sull'impostazione della Manovra c'è anche il Presidente dell'Inps Tito Boeri, che ha messo in guardia contro l'ipotesi di un ritorno alla crescita dell'economia aumentando la spesa pensionistica. Secondo l'economista, si verificherà esattamente il contrario, perché l'aumento dello spread porta anche a minori rendimenti dei fondi pensione e quindi ad assegni più bassi.

Critica anche la posizione nei confronti del reddito ci cittadinanza, indicato come una misura sbagliata perché trasferisce risorse "da chi lavora a chi non lavora". Al contrario, secondo Boeri è necessario "più lavoro, alleggerendo gli oneri sui chi è attivo". Infine, non è mancato un riferimento alla disoccupazione giovanile.

"La storia insegna che più prepensionamenti significa più disoccupazione giovanile. Un esempio? Il settore pubblico. Chi uscirà, almeno nel breve, non verrà sostituito" ha concluso il Presidente dell'Inps.