Le ultime notizie sulle Pensioni ad oggi, lunedì 29 ottobre, riguardano il perfezionamento di Quota 100 da parte del Governo per riuscire a limitare i costi di una misura che sarebbe destinata ad incidere profondamente sul capitolo spese della Legge di Bilancio 2019. Come riportato dal quotidiano 'Repubblica', la chiave è rappresentata dal divieto di cumulo. Un paletto che potrebbe indurre numerosi lavoratori a dire 'No, grazie' e a continuare a lavorare. Ecco perché il Governo gialloverde sprizza ottimismo di fronte ai sonori schiaffoni della Commissione Europea: quando a Bruxelles capiranno che la cosiddetta 'controriforma Fornero' sarà meno 'graffiante' di quanto annunciato, le acque cominceranno ad acquietarsi.

Pensioni, la chiave per risparmiare su Quota 100 si chiama 'divieto di cumulo'

Il ragionamento è presto fatto. Il non poter lavorare per due anni o forse anche qualcosa di più, indurrà una buona fetta di lavoratori a rinunciare a Quota 100: questo il ragionamento del Governo. Così, dai 400mila pensionandi sventolati nelle scorse settimane da Matteo Salvini, dovremmo passare a 350mila, di cui 120mila statali. I tecnici dell'esecutivo hanno già calcolato che sui 6 miliardi e 700 milioni di euro stanziati per Quota 100 nel 2019, se ne potrebbero spendere solamente cinque: davvero un bel risparmio. Un risparmio che, intendiamoci, tornerebbe utile nel 2020 e negli anni a seguire.

In ogni caso, chi, al 31 dicembre 2018, maturerà i requisiti necessari per accedere alla pensione, vale a dire i 62 anni di età anagrafica e i 38 di contributi, e sceglierà Quota 100, non potrà andare in pensione subito.

Secondo le ultime indiscrezioni ed ipotesi che stanno circolando, il dipendente privato potrà farlo dopo tre mesi, quello statale dopo sei, il personale scolastico addirittura a settembre 2019.

Quota 100 sarà strutturale, l'Ape Sociale resterà in vigore nel 2019

Sembrano, invece, essersi allontanate definitivamente le nubi minacciose in merito alla 'temporaneità' della misura: Quota 100 sarà strutturale, a meno di clamorosi ripensamenti dell'ultimo minuto che, per quanto detto sopra, sono ancor più improbabili.

La pensione di vecchiaia a 67 anni con almeno venti di contributi, verrà adeguata alla speranza di vita nel 2023. Quella anticipata con 42 anni e dieci mesi di contributi (un anno in meno per le lavoratrici) a prescindere dall'età anagrafica viene 'congelata': dunque, nel 2019 non ci sarà il 'gradone' di cinque mesi come previsto dall'adeguamento dell'aspettativa di vita.

L'Ape Sociale verrà rinnovata ancora per un anno per le categorie previste dalla misura entrata in vigore lo scorso anno: si tratta di un'uscita pensionistica che costa poco e che, soprattutto, lo scorso anno è costata meno del previsto.

Non saranno certamente contenti i pensionati d'oro così come i sindacati, per i quali sono in arrivo pesanti stangate.