Nonostante l’Europa abbia bocciato la manovra finanziaria del governo Conte, i due leader dei partiti di maggioranza, i due Vice Premier Salvini e Di Maio tirano dritto per la loro strada, dichiarando che la manovra non si cambia. Una delle misure che, secondo le indiscrezioni da Bruxelles, non sembrano andare giù ai vertici europei è sicuramente la quota 100, l’intervento sulle Pensioni. Aumentare la spesa pubblica con questa misura (il governo per il pacchetto pensioni della manovra ha messo sul piatto 6,7 miliardi di euro), allo stato attuale delle cose, cioè con il debito pubblico del nostro paese e con la manovra varata in deficit, non è sostenibile secondo la UE.

Quota 100 però si farà, come ampiamente ribadito da Salvini e Di Maio e, pertanto, nel 2019 ci sarà un’altra misura previdenziale da poter sfruttare da parte dei lavoratori. Con quota 100, anche opzione donna, misura però che non rappresenta una novità autentica in quanto fu sperimentata negli anni passati. Sia opzione donna che quota 100 sono misure opzionali, perché sta al lavoratore scegliere se sfruttarle o se spostare l’obbiettivo sulle pensioni di vecchiaia e anticipate che, nonostante la nuova manovra, resteranno in vigore, con requisiti più difficili da raggiungere. Il clima che si respira intorno alla previdenza è quello della confusione, perché tanta è la carne a cuocere tanto è vero che anche il quotidiano “Il Sole 24 Ore” ha pensato di pubblicare un articolo esplicativo con le risposte ai quesiti previdenziali che i suoi lettori pongono in questa fase costellata da dubbi ed incertezze.

Come si va in pensione nel 2019 è solo uno dei tanti quesiti comuni ai più. Ecco le misure che saranno in vigore e sfruttabili nel 2019 allo stato attuale delle cose, cioè quando opzione donna e quota 100 sono ancora misure ipotetiche e non vigenti.

Le due novità 2019

Una cosa chiara è che quota 100 e opzione donna aiuteranno molti a lasciare prima il lavoro, ma che le regole previdenziali provenienti dalla riforma Fornero resteranno tutte attive anche l’anno venturo.

Come funziona quota 100? La misura ormai è pronta, con la possibilità di andare in pensione con almeno 62 anni di età compiuti. Inoltre, bisogna centrare 38 anni di contribuzione previdenziale, probabilmente utilizzando, se necessario, anche i contributi figurativi senza particolari limitazioni. La decorrenza della pensione non scatterà dal primo giorno del mese successivo a quello in cui si completano entrambi i requisiti richiesti, sia quello anagrafico che quello previdenziale.

La misura dovrebbe prevedere le finestre mobili, cioè date prestabilite in cui poter lasciare il lavoro in base alla data in cui si completano i due requisiti. Dalle bozze della misura, le finestre dovrebbero essere una ogni 3 mesi, cioè trimestrali, almeno nel lavoro privato. Infatti per esigenze di funzionalità degli uffici pubblici, nel lavoro statale le finestre dovrebbero essere semestrali o addirittura annuali se si pensa al solo comparto della scuola, dove c’è da fare i conti con la continuità didattica e con l’anno scolastico, piuttosto che con l’anno solare. Per quota 100 nessuna penalizzazione di assegno in base agli anni di anticipo sfruttati e nemmeno un ricalcolo contributivo della pensione, che sarà calcolata come le altre prestazioni vigenti.

Calcolo contributivo che però impatterà su opzione donna, misura che consentirà di andare in pensione con 58 anni di età e con 35 di contributi, ma ricevendo un assegno nettamente inferiore a quello spettante (probabile un taglio perfino superiore al 30%) proprio perché calcolato con il penalizzante sistema contributivo.

I due pilastri del sistema

Le alternative che i lavoratori hanno rispetto alle opzioni portate in dote dalle due novità del 2019 sono quelle classiche del sistema previdenziale italiano, cioè pensione di vecchiaia e pensioni anticipate. Qualcosa però anche per queste misure cambierà nel 2019 e saranno cambiamenti a discapito dei lavoratori. Come si centra la pensione di vecchiaia?

La pensione di vecchiaia è la misura che consente l’accesso alla quiescenza con 66 anni di età e 20 di contributi. Per chi è nell’orbita di quota 100, cioè con una età di 62 anni o più alta, l’alternativa è questa pensione di vecchiaia. Bisognerà però lavorare ancora diversi anni, perché per via del meccanismo dell’aspettativa di vita, la pensione di vecchiaia nel 2019 salirà come età pensionabile a 67 anni. Naturale che un soggetto di 62 anni, se non volesse utilizzare quota 100, dovrà lavorare ancora 5 anni per raggiungere i 67 anni di età, ma ricevendo inevitabilmente una pensione più alta per via del maggior numero di contributi che si verseranno negli ulteriori 5 anni di lavoro. Il meccanismo aspettativa di vita dovrebbe produrre un aumento dei requisiti anche per la pensione anticipata, quella scollegata da vincoli anagrafici.

Sembra che tra le intenzioni del governo ci sia il congelamento di questo meccanismo nel 2019, ma allo stato attuale, la pensione anticipata nel 2019 si inasprirà di 5 mesi, portando il requisito contributivo utile alla pensione (unico requisito perché non c’è quello anagrafico) a 43 anni e 3 mesi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne. Anche in questo caso, il soggetto che non opterà per la quota 100, percepirebbe una pensione più alta ma dovrà restare al lavoro e continuare a pagare contributi per oltre 5 anni.