Quota 100 nascerà senza penalizzazioni perché nella bozza della misura e probabilmente anche nel decreto di attuazione che il governo emanerà, non ci saranno tagli e riduzioni di assegno. Il ministro dell'Interno Salvini continua a ribadire questo concetto, che collegato al fatto che la quota 100 è una misura opzionale, sarà lasciata alla libera scelta del lavoratore se utilizzarla o meno. Infatti è anche vero che uscendo dal Lavoro magari a 62 anni (come prevede la misura come età minima di accesso), si andranno a versare meno contributi di quelli che sarebbero serviti uscendo a 67 anni con la pensione di vecchiaia.
Il minor numero di anni di contribuzione, insieme ai nuovi coefficienti di trasformazione applicati ai contributi che rientrano nel calcolo contributivo delle Pensioni, gioco forza produrranno assegni pensionistici più bassi per coloro che sceglieranno la quota 100 rispetto a chi lavorerà ancora attendendo le uscite a legislazione invariata ed oggi vigente. Fino al 12 novembre, le analisi e le stime relative a queste riduzioni di assegni con quota 100 erano attendibili, ma senza i crismi dell'istituzionalista. Con la relazione tecnica che l’Ufficio Parlamentare di Bilancio ha prodotto in audizione al Senato, questa mancanza è stata sanata, e adesso i tagli di assegni sono stati confermati con tanto di esempi, da una Istituzione, cioè proprio l’Upb.
Il noto quotidiano “Il Corriere della Sera” ha prodotto un suo studio che dimostra quanto ci andranno a rimettere i cosiddetti quotisti in base al lavoro svolto ed alla loro carriera lavorativa.
Cosa si lascia di pensione
Per l’Upd sarebbe di 13 miliardi il costo di quota 100 se tutti i potenziali destinatari della misura, cioè coloro che centrano almeno 62 anni di età ed almeno 38 di contribuiti a partire dal 2019, scegliessero di andare in pensione con la novità previdenziale.
I tagli di assegno, che secondo l’Upb saranno variabili tra il 5,7 ed il 30% circa, saranno però un deterrente che spingerà molti a lasciar perdere. E questo probabilmente è stato già stimato dal governo che per la quota 100 ha stanziato in manovra di Bilancio solo 6,7 miliardi (in queste dotazioni tra l’altro entrerà anche opzione donna).
Penalizzazioni pesanti quindi, variabili da soggetto a soggetto. Secondo il Corriere, un docente oggi con una età di 61 anni e con già accumulati 38 anni di carriera, nel 2019 potrebbe lasciare il lavoro con la quota 100. A prescindere dal mese in cui compirà il sessantaduesimo anno di età, questa lavoratrice dovrà attendere l’apertura della finestra di uscita prevista da quota 100, presumibilmente a settembre 2019.
Per lei scatterebbe un taglio di assegno del 5,6% e la pensione da 1.900 euro che avrebbe dovuto percepire in base all'anzianità di servizio, allo stipendio medio ed alla retribuzione ai fini previdenziali, scenderebbe a 1.794 euro al mese. Poco conveniente dunque per questa tipologia di lavoratori.
Diverso il caso di un commerciante, pure lui con 62 anni di età da compiere nel 2019 e con 40 anni di contributi versati. Per lui la pensione anticipata disterebbe ancora oltre 2 anni, per non parlare di quella di vecchiaia per la quale ci sarebbe da attendere il sessantasettesimo anni di età. Questo lavoratore riuscirebbe ad andare in pensione con quota 100 verso la fine del 2019 (le finestre mobili per gli autonomi dovrebbero essere di 6 mesi). Per lui da 850 euro al mese di pensione spettante, si scenderebbe secondo le simulazioni dei tecnici ci Bilancio, a 795 euro, ma percepita come dicevamo con diversi anni di anticipo.
Disoccupati e aziende in crisi
Per molti la quota 100 non sarà conveniente, ormai è un dato di fatto.
Si tratta di lavoratori ai quali converrebbe restare al lavoro nonostante la possibilità offerta da quota 100. Diverso il caso di lavoratori che per crisi aziendali e vicissitudini simili, sono costretti a lasciare il lavoro. Nella simulazione del Corriere, un operaio di impresa in crisi aziendale, che nel 2019 centrerà il doppio requisito per la quota 100, cioè 62+38, si troverebbe a dover aspettare ancora 56 anni per raggiungere i 67 anni di età previsti dalla pensione di vecchiaia in regime Fornero. Per costui il taglio sarebbe del 10% e la pensione da 1.200 euro al mese scenderebbe 960 euro. Va ricordato inoltre che per il divieto di cumulo, la parte di pensione mancante può essere sanata solo con lavoretti saltuari fino alla soglia di 5.000 euro di reddito in più percepibile da queste sporadiche attività.