Terminato il primo step degli emendamenti in Commissione Bilancio della Camera. Si tratta delle proposte correttive ai provvedimenti inseriti nella legge di Bilancio licenziata dal Consiglio dei Ministri e che adesso attende l’ok del Parlamento. Tra quelli che hanno avuto il via libera della Commissione e che adesso passeranno al voto delle Camere (molti sono stati respinti immediatamente perché fuori materia o per vincoli di copertura), ci sono quelli dell’Onorevole Walter Rizzetto, esponente di Fratelli D’Italia che riportano l’attenzione su misure di carattere previdenziale che negli ultimi mesi sembravano tramontate.
Quota 41 per tutti, la pensione flessibile sulla fattispecie di quella che avrebbe voluto varare l’ex ministro Damiano ai tempi del suo famoso Ddl 857 e una nuova salvaguardia esodati. Come riporta il sito “Pensionipertutti.it” al quale Rizzetto ha girato in esclusiva il testo degli emendamenti, l’apertura su queste proposte passate in Commissione potrebbe rimescolare le carte in materia previdenziale, andando ben oltre la ormai celebre quota 100 del governo Conte. Ecco cosa propone Fratelli D’Italia, con argomenti che erano oggetto anche di altri emendamenti di altri gruppi parlamentari.
Flessibilità vera
Secondo la proposta, dal 1° gennaio 2019 dovrebbe essere liberato l’accesso alla quiescenza a lavoratori che si trovano almeno a 62 anni di età (la stessa età di quota 100) e con almeno 35 anni di contributi versati.
Un pensionamento davvero flessibile, aperto a soggetti tra i 62 ed i 70 anni di età ai quali verrebbe data libera scelta di richiedere la pensione non appena raggiunti i 35 anni di contributi. Una proposta che sembra simile alla pensione flessibile dell’ex Presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, contenuta nel vecchio disegno di legge 857.
Infatti, la proposta ne ricalca anche le penalizzazioni di assegno pensionistico che verrebbero applicate con questo strumento. Penalizzazioni inserite con un meccanismo a scalare, tanto minori quanto più elevata è l’età scelta dal lavoratore per lasciare il lavoro. Verrebbe prevista così una penalità massima pari all’8% per chi lascia il lavoro con raggiunta quota 97 (62+35).
Un altro vincolo sarebbe relativo all’importo dell’assegno minimo che darebbe diritto alla pensione e sarebbe fissato ad 1,5 volte l’assegno sociale.
Misura per i precoci e gli esodati
Altra proposta è quota 41, strumento che sicuramente interesserebbe i lavoratori precoci, quelli con elevato numero di contributi versati e con carriere continue ed ininterrotte che hanno iniziato a lavorare da giovani. Una misura che è oggetto da anni di autentiche campagne di promozione da gruppi social e comitati di lavoratori, la quota 41 diventerebbe la nuova pensione di anzianità. L’accesso alla quiescenza verrebbe garantito a tutti coloro che hanno 41 anni di versamenti contributivi, senza vincoli di età.
Una misura aperta a tutti e diversa da quella oggi vigente che porta lo stesso nome ma appannaggio solo di disoccupati, caregivers, invalidi e lavori gravosi. Un occhio di riguardo è anche quello sugli esodati, i lavoratori più vessati dalla riforma Fornero lasciati da quella normativa, senza lavoro e senza pensione. Si vorrebbe riaprire un’altra salvaguardia, la nona e stavolta definitiva. Una apertura per quanti non sono rientrati nei precedenti provvedimenti di salvaguardia e ai quali sarebbero applicati i requisiti e le decorrenze delle prestazioni previdenziali precedenti l’entrata in vigore della legge Fornero, pur se il diritto alla pensione venga maturato successivamente. Infine, ok anche ad un emendamento che vorrebbe mettere un freno al legame tra requisiti di accesso alle Pensioni e aspettativa di vita. Si propone di congelare il meccanismo almeno fino al 2021, senza portare la pensione di vecchiaia a 67 anni o quella di anzianità a 43 anni e 3 mesi di contributi.