Continua la lunga trattativa fra il Governo italiano e la Commissione Europea sulle misure cardini della nuova Legge di Stabilità 2019 che entrerà in vigore a partire da prossimo anno. L'esecutivo, infatti, sembra aver focalizzato il dialogo con Bruxelles sulla riduzione del deficit dall'attuale 2,4% al 2,04% dando una profonda stretta alle misure in campo previdenziale come la quota 100 e il cosiddetto reddito di cittadinanza.

Probabile una finestra mobile di tre mesi

Stando a quanto affermato da "Fanpage", infatti, il tanto atteso meccanismo della Quota 100 potrebbe avere alcuni paletti che vanno dal divieto di cumulo fra i redditi da lavoro e i redditi da pensione all'introduzione delle finestre mobili al fine di ridurre la platea dei potenziali quotisti e garantire maggiori risparmi per le casse statali.

Nel caso in cui a partire dal prossimo anno le domande di prepensionamento pervenuto all'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale siano di più rispetto a quanto ipotizzato finora, l'esecutivo potrebbe optare per l'introduzione di un'ulteriore finestra mobile di tre mesi volta a far slittare la pensione ad alcuni beneficiari.

Tuttavia, la finestra mobile varrà sia per i lavoratori appartenenti al settore privato sia ai dipendenti della Pubblica Amministrazione per un numero totale di di circa 315 mila unità. Stando a quanto riporta "Tgcom24", il Governo giallo-verde sembra aver fatto un nuovo dietrofront sui temi più caldi della previdenza visto che, dagli iniziali 6,7 miliardi di euro stanziati nella nuova Legge di Bilancio, il segretario federale della Lega Matteo Salvini ha provveduto a tagliare altri due miliardi mentre il vicepremier del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio ha già spiegato che non potrà recuperare più di un miliardo dal reddito di cittadinanza.

Nonostante ciò, l'Unione Europea continua a ritenersi insoddisfatta e a chiedere al Governo Conte ulteriori rinunce.

Quota 100 in via sperimentale

Inoltre, sembra ormai chiaro che la Quota 100 sia una misura che entrerà in vigore in via sperimentale solo per i primi tre anni con l'obiettivo finale per l'esecutivo di lanciare l'uscita anticipata con la Quota 41, ovvero, dopo la maturazione di almeno 41 anni di anzianità contributiva indipendentemente dall'età anagrafica al fine di consentire a tutti i lavoratori di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro e godersi l'agognata pensione.