Nella giornata di ieri, 17 gennaio, l’esecutivo giallo-verde ha provveduto ad emanare il decreto relativo a Pensioni e reddito di cittadinanza. Adesso il testo deve essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale per la sua entrata in vigore. Le misure previste però possono essere considerate varate, anche se adesso c’è da attendere l’iter tecnico per permettere di presentare istanze e richieste. Oltre a quota 100 e reddito di cittadinanza, le due misure tanto attese e che tante polemiche e discussioni hanno generato, nel decreto compare anche la promessa di far incrementare gli importi delle pensioni minime.

Si tratta di una misura interna al reddito di cittadinanza e che trova applicazione per quei nuclei familiari composti da uno o più componenti con almeno 67 anni di età. La misura in questione è la pensione di cittadinanza, uno strumento di contrasto alla povertà per persone anziane.

Le pensioni minime

L’Istat ha stabilito la soglia della povertà in 780 euro al mese. Statisticamente in Italia molti pensionati non arrivano a percepire ogni mese, come rateo di pensione, quella cifra. Ecco perché l’esecutivo ha voluto varare una misura ad hoc per questi individui. Lo strumento a partire dai requisiti per l’accesso segue le medesime regole del reddito di cittadinanza. Anche ai pensionati quindi sarà richiesto l’Isee, per verificare le condizioni reddituali e patrimoniali dei richiedenti.

Secondo le stime, degli oltre 3,2 milioni di pensionati che vivono con pensione intorno a 500 euro al mese, quelli cioè che sfruttano l’attuale integrazione al minimo del trattamento pensionistico, solo 500mila rientreranno tra i beneficiari della misura.

I requisiti dei pensionati

Come dicevamo, stesse regole del reddito di cittadinanza e stessi limiti per i requisiti necessari.

L’Isee familiare non dovrà essere superiore a 9.360 euro all’anno. L’Isee è quell’indicatore che dimostra lo stato di salute reddituale e patrimoniale del richiedente, una prestazione sociale agevolata. Nel calcolo dell’Isee, oltre ai redditi da lavoro o da pensione prodotti da tutti i componenti un nucleo familiare, incidono i soldi in banca e gli immobili intestati in catasto.

Anche in questo caso, vengono fissati limiti e soglie sia per il patrimonio immobiliare che mobiliare. Per case, terreni ed immobili in genere, quelli cioè che costituiscono il patrimonio immobiliare di una famiglia, la soglia per poter rientrare tra i beneficiari della pensione di cittadinanza è di € 30.000. In pratica, per entrare nel perimetro di applicazione del nuovo strumento occorre avere un patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione del nucleo familiare, non superiore a 30.000 euro. Per quanto concerne il patrimonio mobiliare, ovvero libretti di risparmio, conti correnti, buoni fruttiferi, carte di credito o debito e per tutti gli altri strumenti di accantonamento e risparmio bancario, assicurativo e postale, la soglia fissata è fino a 6.000 euro per un soggetto singolo e accresciuta di euro 2.000 per ogni componente il nucleo familiare successivo al primo, fino al tetto massimo di 10.000 euro.

Alcuni esempi di come verranno integrate le pensioni

Per coloro che rispettando i requisiti prima descritti, rientreranno tra i beneficiari di questo nuovo strumento, la pensione verrà integrata alla soglia prevista del decreto. La casa di proprietà o l’affitto pagato incidono sugli importi del benefit. I 780 euro di cui tanto si parla saranno erogati ad un pensionato singolo che vive in affitto. Dei 780 euro al mese, infatti, 150 sono relativi alla necessità di pagare l’affitto. Ne conviene che lo stesso pensionato, che ha solo casa di proprietà, riceverà 630 euro al mese. Le cifre naturalmente sono ad integrazione di quanto già percepisce di assegno pensionistico. Un pensionato da 400 euro al mese per esempio, riceverà una integrazione di 230 euro se ha casa di proprietà, mentre per i casi di abitazione in locazione, 380 euro.