Continuano a crescere i pensionamenti anticipati tramite quota 100, dopo che si è sbloccata la finestra semestrale decisa dal legislatore per il pubblico impiego (al fine di regolare il turn over e garantire la continuità del servizio). Nel mese di agosto sono state già lavorate 11mila domande di accesso all'Inps inviate da parte di lavoratori della pubblica amministrazione (nell'80% dei casi si tratta di persone impiegate negli enti locali o nella sanità). Ma particolarmente interessante sarà quello che accadrà a partire dal prossimo mese, visto che un ulteriore slancio del meccanismo di prepensionamento nella PA sarà dato dalle specifiche condizioni presenti nella scuola.
Pensioni flessibili, lo sblocco della Quota 100 nel comparto scolastico
All'interno del settore legato all'istruzione pubblica la quota 100 ha visto declinare le possibilità di uscita rispetto a quanto previsto dal Miur. Le istruzioni ministeriali prevedono infatti di legare le uscite dal lavoro al calendario scolastico. Questo meccanismo spiega l'elevatissima mole di pensionamenti anticipati previsti per il mese di settembre all'interno del settore. Le ultime stime parlano infatti di almeno 18mila uscite tramite il nuovo meccanismo che consente di ottenere la quiescenza a partire dai 62 anni di età e con almeno 38 anni di versamenti.
Parallelamente bisogna però considerare le richieste ordinarie di pensionamento che già risultavano in corso di lavorazione.
Si tratta di ulteriori 15mila quiescenze, che sommandosi arrivano a postulare un totale di circa 33mila persone in uscita dal settore. Si tratta, in tutta evidenza, di numeri importanti: le stime suggeriscono infatti che la prospettiva per molti studenti è di ritrovarsi con un docente precario in almeno un caso su cinque.
La questione dei lavoratori precoci e della quota 41 ancora in attesa di risposte
Stante la situazione, sullo sfondo resta in essere la situazione di stallo in merito all'altra opzione di quiescenza promessa dall'ormai uscente governo giallo verde. Si tratta dell'estensione della quota 41 per tutti, che doveva idealmente realizzarsi entro il termine dell'attuale legislatura.
La quota 100 garantisce infatti una maggiore flessibilità nell'accesso alla pensione, ma non riesce a tutelare chi ha già maturato oltre 40 anni di versamenti prima del compimento dei 62 anni di età. In casi come questi, i lavoratori si trovano costretti a restare bloccati sul lavoro nonostante gli oltre quattro decenni di contributi sulle proprie spalle, perché il vincolo anagrafico ne impedisce l'uscita. Con la crisi di governo la questione sembra quindi tornare sui tavoli delle discussioni politiche, pertanto bisognerà innanzitutto monitorare se ed in che modo verrà implementata nei prossimi programmi di governo. Un quadro che nel frattempo desta qualche preoccupazione nei lavoratori precoci.