Diventa sempre più probabile un ripensamento delle nuove pensioni anticipate tramite quota 100 all'interno della legge di bilancio 2020. Una prospettiva che potrebbe addirittura sfociare in una completa abolizione della misura, in favore del potenziamento di altre opzioni considerate più sostenibili economicamente e più inclusive dal punto di vista del disagio sociale. Nella giornata di ieri si sono infatti moltiplicati ulteriormente gli appelli al cambio di rotta.

Padoan (PD) chiede di lasciar morire la Quota 100

Sul nuovo provvedimento di flessibilità previdenziale si è registrato il recente commento dell'ex Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, che ha proposto durante un'intervista al quotidiano 'La Stampa' di lasciar morire il meccanismo di quiescenza.

Il giudizio espresso dall'economista in merito alla misura è risultato infatti fortemente negativo, visto che la quota 100 "non crea più occupazione, anzi riduce i posti di lavoro ed è molto costosa". L'idea sarebbe quindi di lasciar concludere la sperimentazione senza alcuna estensione della misura e senza ulteriori proroghe. A tal proposito, ricordiamo che la quota 100 è nata proprio come misura sperimentale ed al momento risulta attivabile da chi matura almeno 62 anni di età e 38 anni di versamenti entro il 31 dicembre 2021. L'opzione dovrà però passare la verifica del prossimo esecutivo ed in particolare quella della legge di bilancio 2020. In base alle dichiarazioni ed alle indiscrezioni di stampa delle ultime settimane, sembra infatti sempre più probabile un ripensamento della misura.

Anche le dichiarazioni dell'ex Ministro Padoan vanno quindi lette in questa direzione.

Riforma pensioni, non preoccupa solo la Manovra 2020

Ad evidenziare il possibile cambio di rotta in merito alle pensioni anticipate tramite quota 100 non vi sono solo le preoccupazioni per la legge di bilancio 2020 e la necessità di sterilizzare le misure di salvaguardia.

Se è vero che nella Manovra 2020 servono circa 23 miliardi di euro solo per neutralizzare le clausole di aumento dell'Iva, a preoccupare sono anche le dinamiche di lungo termine del mercato del lavoro e del comparto previdenziale. Nella giornata di ieri dall'Ocse è arrivato infatti un nuovo monito sulla tenuta del sistema. Secondo un recente rapporto, entro il 2050 il numero dei pensionati in Italia risulterà superiore a quello dei lavoratori attivi.

Una prospettiva preoccupante se si pensa che il sistema previdenziale e di welfare si sostiene grazie ai contributi versati dai lavoratori. Si tratta quindi di un'ulteriore conferma del fatto che misure come la quota 100 (che permettono l'uscita anticipata dal lavoro senza particolare attenzione per la situazione del singolo lavoratore) risultino sempre meno praticabili.