L'arrivo del nuovo governo "giallo-rosso" e la scadenza pressante per la stesura della prossima legge di bilancio 2020 potrebbero avere una profonda influenza sulla riforma della previdenza e del welfare. Negli ultimi giorni si è parlato molto del destino delle nuove pensioni anticipate tramite quota 100 e degli altri provvedimenti di flessibilità richiesti a gran voce dai lavoratori in età avanzata colpiti dalla legge Fornero. Ma anche il reddito e le Pensioni di cittadinanza sembrano destinate ad una rivisitazione importante. Da un lato questo ripensamento potrebbe concretizzarsi nel potenziamento delle misure.

Dall'altro in sanzioni più dure per i furbetti e per coloro che non dimostreranno di volersi impegnare attivamente nella ricerca di un nuovo impiego.

Reddito di cittadinanza: cosa potrebbe cambiare con la Manovra 2020

Sul nuovo reddito di cittadinanza peseranno con tutta probabilità le richieste in arrivo dal Partito Democratico per una maggiore attenzione al reinserimento lavorativo. Se è vero che la misura non è messa in discussione (come dovrebbe avvenire invece per la Quota 100), resta infatti evidente che l'aspetto più delicato della vicenda riguarda il collegamento con il mercato del lavoro. Su questo punto il provvedimento deve ancora entrare a pieno regime, nonostante già nel mese di luglio era atteso il riscontro dei primi patti per il lavoro siglati dalle famiglie coinvolte nel meccanismo di welfare.

Le novità in arrivo con la prossima manovra potrebbero prevedere, in particolar modo, l'inasprimento delle sanzioni per coloro che non daranno seguito alle convocazioni dei navigator. Questo perché chi percepisce integrazioni di basso importo potrebbe decidere di non partecipare alle iniziative dei centri per l'impiego. Resta inoltre la questione della bassa inclusività del provvedimento tra gli stranieri.

In questo senso, gli occhi sono puntati sul vincolo di residenza decennale in Italia.

Pensioni di cittadinanza: verso verifica dei criteri

Diverso il discorso per le cosiddette pensioni di cittadinanza, ovvero il sussidio di welfare destinato a chi possiede i requisiti reddituali e patrimoniali unitamente ad un'età di almeno 67 anni.

In questo caso decade ovviamente qualsiasi obbligo di reinserimento lavorativo, ma nonostante ciò i requisiti di accesso potrebbero essere considerati come eccessivamente vincolanti rispetto alla platea potenziale di persone che vivono situazioni di disagio in età avanzata. Non è un caso che già negli scorsi mesi i vincoli previsti dalla normativa fossero finiti al centro di accese discussioni, visto il numero relativamente ristretto di richieste accettate dall'Inps ed i bassi importi di erogazione. In questo senso, non deve quindi stupire un eventuale rilancio del provvedimento.